È un rischio cambiare il colore – e il prezzo – del Natale. Il pandoro rosa griffato Ferragni e prodotto dalla Balocco, che costa due volte e mezzo rispetto a quello classico, avrebbe ingannato i consumatori. Lo hanno comprato perché è buono e soprattutto fa del bene, ma secondo l’Antitrust sono stati tratti in errore. L’acquisto avrebbe dovuto contribuire a una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. Peccato che l’elargizione da 50 mila euro fosse già stata fatta mesi prima dalla famosa azienda piemontese e che le società riconducibili all’ancora più famosa influencer abbiano incassato con il Pandoro Pink Christmas oltre un milione di euro. Chiara Ferragni non ci sta e si arrabbia su Instagram: "Decisione ingiusta, la impugnerò. È stata fraintesa la mia comunicazione e messa in dubbio la buona fede. Io e la mia famiglia continueremo a fare beneficenza come abbiamo sempre fatto, perché mai vorrò rinunciare a questa parte della mia vita".
Replica attraverso una nota stampa anche il gruppo dolciario che si è visto arrivare una maxi multa da 420 mila euro (e una da oltre un milione alle società riconducibili all’imprenditrice) per pratica commerciale scorretta: "Balocco prende atto, nonostante gli impegni profusi per fornire tutti gli elementi necessari a una corretta ricostruzione del caso. L’azienda, che da sempre opera secondo principi di correttezza e trasparenza, non condivide la decisione e si riserva di agire nelle sedi opportune per tutelare i propri diritti".
Il punto per ora va al Codacons, che lo scorso gennaio aveva presentato un esposto con l’Associazione utenti dei servizi radiotelevisivi: "Riportavamo segnalazioni sulla scarsa trasparenza dell’iniziativa di solidarietà e i dubbi sull’utilizzo dei fondi. Ora, visto che l’Antitrust ha accolto le nostre tesi, avvieremo un’ azione legale contro la Balocco e Chiara Ferragni, chiedendo ai due soggetti di rimborsare il costo del pandoro a tutti i consumatori che hanno aderito all’iniziativa di solidarietà".
Non basta. L’associazione se la prende anche con Instagram e l’Autorità per le comunicazioni chiedendo più controlli sui messaggi pubblicitari legati a iniziative benefiche lanciate sul social dai Ferragnez, nell’interesse degli utenti che hanno diritto alla totale trasparenza. "Quella con Balocco è stata un’operazione commerciale come tante ne faccio ogni giorno – spiega la regina del web - In questa in particolare ho voluto sottolineare la donazione fatta dall’azienda all’Ospedale Regina Margherita perché per me era un punto fondamentale dell’accordo. E sapere che quel macchinario che permette di esplorare nuove cure terapeutiche per i bambini affetti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing ora è lì, in ospedale, è quel che più conta".
Da un punto di vista commerciale l’investimento legato alla filantropia non ha dato i risultati sperati: il 20% dei pandori “griffati“ è rimasto invenduto. E dallo scambio di email interne alla Balocco – nella fase in cui si stabiliva come veicolare il messaggio – è spuntata anche la battuta di un manager: "Mi verrebbe da rispondere (al team Ferragni ndr): le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante".