Roma, 9 marzo 2021 - "Una donna se rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo". Con questo messaggio su Facebook, la pallavolista Lara Lugli (giocatrice con lunghi trascorsi in Serie A tra Ravenna, Soliera, Mazzano, Firenze, Sassuolo e Casalmaggiore e tuttora in attività) denuncia il contenzioso legale che la vede protagonista con il club in cui militava nel campionato di serie B1 2018/2019 a Pordenone. Nel mese di marzo del 2019, la giocatrice ha comunicato al club la sua impossibilità di proseguire la stagione perché incinta, risolvendo dunque il contratto. A distanza di due anni ha ricevuto una citazione per danni, "per non aver onorato il contratto".
"Rimango incinta e il 10 marzo comunico alla società il mio stato, si risolve il contratto", spiega Lara su Facebook, rendendo noto che, purtroppo, il mese successivo avrebbe perso il bambino a causa di un aborto spontaneo. In seguito, la pallavolista avrebbe chiesto al club di saldare lo stipendio di febbraio "per il quale avevo lavorato e prestato la mia attività senza riserve", specifica sul social network. In risposta al successivo decreto ingiuntivo, le arriva dunque una citazione per danni. "Le accuse - spiega Lugli - sono che al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni e, data l'ormai veneranda età, dovevo in primis informare la società di un eventuale mio desiderio di gravidanza, che la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia dipartita il campionato è andato a scatafascio".
Tra le contestazioni che vengono mosse a Lugli ci sarebbe anche quella di un ingaggio troppo elevato e, nel contempo, il calo delle prestazioni della squadra nel momento della risoluzione del contratto avrebbe causato l'allontanamento degli sponsor. "Viene contestato l'ammontare del mio ingaggio troppo elevato - sottolinea Lara -, ma poi dicono che dopo il mio stop la posizione in classifica è precipitata e gli sponsor non hanno più assolto i loro impegni. Dunque il mio valore contrattuale era forse giusto?". Ma, il giorno dopo la Giornata internazione della donna, il punto, ricalca Lara, è un altro: "Chi dice che una donna a 38 anni, o dopo una certa età stabilita da non so chi, non debba avere il desiderio o il progetto di avere un figlio? Non è che per non adempiere ai vincoli contrattuali stiano calpestando i Diritti delle donne, l'etica e la moralità?". A suo modo di vedere, c'è il rischio che questo possa diventare un precedente molto grave. "Se una donna rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo. L'unico danno lo abbiamo avuto io e il mio compagno per la nostra perdita e tutto il resto è noia e bassezza d'animo", ha concluso la pallavolista.
Il post di Lara su Facebook ha superato le 150 condivisioni. E tra i commenti c'è chi le assicura vicinanza, chi si definisce 'sdegnato', ma anche chi non si stupisce della vicenda. Lei stessa ha risposto a un commento: "Non sai quante amiche mi hanno scritto che hanno vissuto la stessa esperienza". E' arrivato anche il sostegno delle istituzioni e delle forze politiche. "Ieri, 8 marzo, dicevo che in Italia c'è poco da festeggiare e molto da lottare per la parita", ha scritto Laura Boldrini, deputata del Pd, su Twitter. Per cui "presenterò un'interrogazione", ha assicurato. Per Elvira Savino, deputata di Forza Italia, la vicenda è "fuori dal mondo", mentre Daniela Sbrollini, senatrice e responsabile del Cantiere Cultura e Sport di Italia Viva, la definisce "l'emblema di come le donna nello sport sia ancora vittima di atteggiamenti che hanno radici medievali".
La replica della società
Ma nel tardo pomeriggio la società, Volley Pordenone, ha respinto le accuse. "La verità ribaltata per cavalcare una storia in cui si calpesterebbe una maternità che noi abbiamo invece all'epoca salutato con grande gioia", ha dichiarato Franco Rossato, presidente del Volley Pordenone. "E' l'esatto opposto - ha spiegato -. Secondo quanto era scritto nel contratto, che ci è stato proposto dalla persona che rappresentava i suoi interessi, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l'atleta. Di fronte alla maternità ci siamo limitati a interrompere consensualmente il rapporto, mantenendoci in costante contatto con la giocatrice anche nel doloroso momento che ha affrontato poche settimane dopo". "Per testimoniarci l'affetto che sembrava legarla all'esperienza in Friuli - ha aggiunto Rossato - ci ha perfino chiesto di tenere il materiale tecnico come ricordo e noi glielo abbiamo lasciato con piacere".
"Ad un tratto, molti mesi dopo - ha continuato il presidente della società -, abbiamo ricevuto la comunicazione del suo legale per presunte spettanze. Solo quando ci è arrivata l'ingiunzione di pagamento ci siamo opposti e abbiamo attivato le clausole del contratto". "Citare le parole del freddo atto - ha concluso Rosato - serve a farci sembrare dei mostri, quando invece ci siamo solo difesi di fronte alla richiesta di un rimborso non dovuto. Fosse stato per noi, non avremmo mai chiesto nulla. Per far capire la dimensione della società, lo scorso anno con la pandemia abbiamo interrotto l'attività e rinunciato all'iscrizione al campionato successivo".
A prendere le difese di Lara è il sindacato giocatori di pallavolo Aip: "Ora basta. Abbiamo tutte e tutti il dovere di cambiare le cose e di prevedere tutele per atlete e atleti". "Aip c'è e tutto lo Spogliatoio di Aip si stringe forte intorno a Lara", ha dichiarato il sindacato.