Giovedì 19 Dicembre 2024
ELETTRA GULLÈ
Cronaca

“Io, tra i soccorritori di Ottavia Piana. Ci parlava solo con gli occhi”

La 28enne Sara: un calvario, Ottavia era debole. “Ci implorava di rallentare per potersi riposare”

Firenze, 19 dicembre 2024 – “Sono partita ieri mattina e sono entrata in grotta nel tardo pomeriggio. Ho partecipato all’ultimo percorso finale, dove la grotta si restringeva notevolmente e ci si poteva muovere solo in fila indiana. È stato faticoso, ma la gioia di aver contributo a salvare la vita di una ragazza ripaga ogni sforzo. Ottavia era troppo debole per ringraziarci. Ma l’ha fatto tante volte con gli occhi”. Sara Trasciatti, infermiera umbra ventottenne del Soccorso alpino e speleologico, è tra i volontari-eroi che hanno partecipato al complicatissimo salvataggio della speleologa rimasta bloccata nell’Abisso Bueno Fonteno per quasi quattro giorni.

L'infermiera Sara Trasciatti, tra i soccorritori di Ottavia Piana
L'infermiera Sara Trasciatti, tra i soccorritori di Ottavia Piana

Come è iniziata la sua partecipazione al salvataggio?

“Sono stata allertata dal coordinamento nazionale attraverso una chat riservata ai tecnici del soccorso speleologico. I sanitari come me vengono coinvolti per garantire assistenza medica in situazioni estreme”.

Com’era lo stato d’animo di Ottavia durante il salvataggio?

“Parlava poco. Durante le valutazioni neurologiche e psicologiche abbiamo notato che era molto provata e frustrata. L’ultimo tratto della grotta era stretto, spesso dovevamo strisciare e il suo corpo urtava contro le rocce. In alcuni momenti il dolore era così intenso che ci ha chiesto di fermarci. Ma quando ha capito che il calvario stava per finire, ha mostrato un sollievo evidente. Non ci ha mai chiesto di accelerare, anzi, ci ha chiesto più volte di rallentare per riposare. Nel tratto finale le abbiamo chiesto se voleva aspettare tre ore per un intervento diurno, ma ha preferito uscire prima possibile”.

Pensa che Ottavia tornerà mai in grotta?

“Non mi ha detto nulla e certo non era il momento per farle una simile domanda. Ora dovrà intraprendere anche un percorso psicologico per elaborare l’esperienza. La nostra speranza è che possa tornare presto a farci compagnia”.

Ci sono stati momenti in cui avete avuto paura di non farcela?

“Per la prima squadra sicuramente, perchè le condizioni della ferita non erano note. Ottavia aveva perso conoscenza due volte. Noi delle squadre successive non abbiamo mai avuto paura”.

C’è stata qualche imprudenza da parte di Ottavia?

“È difficile dirlo. La grotta era in esplorazione e la roccia non facilitava la progressione. Un incidente del genere sarebbe potuto accadere a chiunque. Sarà lei a raccontarci, con il tempo, se c’è stato un errore di valutazione”.

Sui social si rincorrono le polemiche sui costi dell’operazione. “Non ci sono grandi costi. Ottavia è assicurata con il Cai e noi soccorritori siamo volontari, non riceviamo alcuna retribuzione. I costi materiali e logistici si equiparano a quelli sostenuti dal servizio pubblico”.