Aprica (Sondrio), 18 dicembre 2024 – Attaccata sui social con commenti inopportuni, inappropriati e sessisti, Ottavia Piana, la speleologa bresciana di 32 anni salvata questa notte dopo essere rimasta intrappolata da sabato nell’abisso di Bueno Fonteno, trova l’appoggio dell’esploratore valtellinese Alex Bellini che si scaglia contro i leoni da tastiera e difende la libertà di poter decidere cosa fare della propria vita. Bellini di linciaggi mediatici se ne intende, ne fu vittima una ventina di anni fa prima di portare a compimento una delle sue imprese (attraversare Mediterraneo e Atlantico da Genova a Fortaleza, in Brasile).
Alex, il caso di Ottavia le ha ricordato gli attacchi subiti nel 2004, dopo il fallimento dei primi due tentativi della traversata dell’Atlantico in barca a remi?
"Sì, ci può essere un parallelismo. Nel 2004 subii due linciaggi mediatici ravvicinati. La prima volta, dopo il naufragio avvenuto solo 6 ore dopo la partenza da Genova, gli haters mi avevano dipinto come un pazzo, uno che si meritava la sfortuna per aver osato. E dopo il naufragio di Formentera ci fu un’altra tornata di critiche: ’te l’avevo detto’ o ’ritorna in montagna’".
Come reagì?
"Le critiche mi hanno ferito, ma è uscito il mio animo montanaro, la mia cocciutaggine, per proteggermi da quel che mi dicevano. Lì capii di dover passar sopra alle critiche perché nessuno avrebbe potuto né dovuto determinare le mie scelte e impedirmi di inseguire i miei sogni. E così ho fatto… e al terzo tentativo raggiunsi Fortaleza".
Queste critiche a chi osa, a chi fa qualcosa di inusuale, cosa ci dicono?
"La vicenda di Ottavia e il linciaggio mediatico in atto mettono in luce una società pronta a giudicare chiunque esca dai binari della normalità. Ma dietro questo giudizio si cela la società del ’non rischio’, ossessionata dal controllo e dalla prevedibilità. E chi cerca di rompere questa bolla viene considerato irresponsabile. La domanda è sempre la stessa: ’Perché noi dobbiamo pagare per gli errori degli altri?’. L’idea di collettività e solidarietà viene ridotta a un calcolo economico, ci si dimentica che il rischio fa parte della natura umana".
Perché?
"Che società sarebbe se nessuno volesse correre rischi? Me lo sapete dire?".