Rosa Maura ha incontrato il Male on line e ha deciso di combatterlo. Ha studiato il nemico e, da genitore digitale e pedagogista dell’Osservatorio Cybercrime Sardegna Ifos, monitora le piazze virtuali in cui i minori sono a rischio. È una sentinella della Rete.
Perché degli adolescenti trovano piacere a scambiarsi immagini di bimbi violentati, mutilazioni o suicidi? "Dipende da chi sono gli adolescenti, ma loro la buttano sullo scherzo, non percepiscono fino alla fine la gravità. Lo fanno superficialmente per ’sdrammatizzare’. È goliardia inconsapevole: dietro ci sono genitori che non rendono consapevoli i figli".
Quelle immagini minano la stabilità mentale dei moderatori di YouTube o Facebook. Quali danni possono provocare a dei ragazzini? "Turbarli? Loro sembra che si alimentino di queste immagini. Sui danni psicologici bisogna chiedere a un esperto".
Quali misure di contrasto e prevenzione possono mettere in atto i genitori? "I filtri non li ritengo indispensabili, io penso sia efficace costruire un accordo coi figli. Nel nostro Osservatorio di genitori digitali e studenti l’obiettivo è formare gli adulti e i ragazzi all’approccio sul web. Controllare di nascosto è controproducente: loro devono sapere che all’inizio sul web non possono avere privacy. Devono sapere che noi stiamo monitorando la loro cerchia amicale e questo diventa una rete, perché tutti si avvertono a vicenda".
Insegnate la cultura della legalità on line. "I ragazzi imparano a stare nel web e segnalano quello che vedono di sbagliato. È importante parlarne tanto e fare un patto chiaro: quando si dà a un ragazzino un telefonino e si dà la possibilità di scaricare Instagram, bisogna che sia preparato".
Qual è il fatto più odioso che ha scoperto? "Su Telegram si condivide di tutto: teste mozzate, suicidi. Nelle chat girano di continuo i video sui pestaggi: c’è la cultura delle botte. Hanno 14-15 anni, si ubriacano e si trovano in piazza per picchiarsi. Poi chiamano il pubblico che riprende col telefonino e non interviene".
Voi, genitori digitali esperti di questi settori, come agite? "Mia figlia all’inizio usava il mio telefono. Poi gliel’ho comprato e glielo controllavo ogni tot, ma lei lo sapeva. Ho tutte le sue password e i suoi social sono installati anche sul mio telefono. Bisogna restare aggiornati e sapere che i ragazzini mettono alla gogna anche chi non conoscono".
Quali sono le nuove trappole della Rete e i nuovi rischi per i nostri figli? "Sui social è spuntato Omegle, un sito di incontri che ha avuto il boom nel lockdown. Lo promuovono dicendo che serve per incontrare vip, in realtà si trovano persone che cercano di tutto, con telecamere accese. Ci sono anche bot su Telegram che insultano e diventa una persecuzione invalidante, oppure buttano dentro foto e numeri di telefono di ragazzine che fanno il giro d’Italia. Per chi trova nuovi iscritti ci sono come foto nude di ragazzine".
Cosa serve per combattere l’odio on line? "L’intervento dei genitori è lieve: il pericolo è sottovalutato. Molti hanno paura di invadere la privacy dei figli".