Città del Vaticano, 30 ottobre 2018 - In Vaticano sono in corso "accertamenti" su alcune ossa rinvenute ieri pomeriggio in un locale annesso alla sede della Nunziatura apostolica di via Po, in una zona extraterritoriale della Santa Sede. Come in passato, in casi analoghi, s'indaga l'epoca a cui risalgano i resti, e se riguardino una sola persona.
E si torna a parlare del caso di Emanuela Orlandi, mentre si stanno eseguendo comparazioni, concentrate in particolare sul cranio e sui denti, per verificare se i resti rinvenuti siano riconducibli alla ragazza scomparsa in circostanze misteriose all'età di 15 anni il il 22 giugno 1983. Le indagini si svolgono in collaborazione con la magistratura italiana. La Procura romana sta procedendo per omicidio.
L'autorità giudiziaria italiana ha disposto accertamenti tecnici per verificare se le ossa possano essere compatibili con il Dna di Emanuela Orlandi, ma anche di Mirella Gregori, l'altra minorenne romana scomparsa il 7 maggio 1983 e mai più ritrovata.
Al contrario di qualche voce subito circolata, non è Palazzo S. Apollinare l'edificio del Vaticano in cui sono state trovate le ossa in questione. In quell'edificio, oggi sede dell'Università Santa Croce dell'Opus Dei, era stato sepolto anche Renatino De Pedis, il capo della banda della Magliana, sospettato di un coinvolgimento nella scomparsa della Orlandi fin dall'iniziò del 2008 per le dichiarazioni, mai riscontrate, di Sabrina Minardi, pentita e ex amante del boss. La donna aveva riferito che De Pedis avrebbe eseguito il sequestro per ordine dell'allora capo dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), monsignor Paul Marcinkus. Secondo la Minardi la ragazza fu assassinata mesi dopo il rapimento.
Nel 2007 un pentito della banda, Antonio Mancini, dichiarò che De Pedis e alcuni esponenti vaticani erano coinvolti nella vicenda, la storia era nota tra i carcerati. Un altro collaboratore di giustizia, Maurizio Abbatino, nel dicembre del 2009, confermò di aver avuto le stesse confidenze sulla responsabilità del boss e dei suoi uomini nel sequestro e nell'uccisione della giovane, e che il movente fu un favore ad alcuni esponenti del Vaticano.
Altro dubbio da chiarire nasceva dalla stessa sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare a Roma, di proprietà dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e gestita pastoralmente dal Vicariato di Roma, posizionata proprio accanto alla scuola di musica frequentata dalla ragazza. Dubbio che portò nel maggio 2012, su disposizione dell'Autorità giudiziaria, a far aprire il sarcofago di marmo contenente la bara di De Pedis, e ad eseguire accertamenti che confermarono che il corpo contenuto era proprio quello del boss, escludendo così definitivamnete la presenza del cadavere della Orlandi.
COMUNICATO VATICANO - In un comunicato la Santa Sede spiega: "Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sito in Roma in via Po 27, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani". Il Corpo della Gendarmeria è "prontamente intervenuto sul posto informando i Superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda".
A questo punto è toccato al procuratore capo di Roma, dottor Giuseppe Pignatone, chiedere alla polizia scientifica di "stabilirne l'età, il sesso e la datazione della morte".