Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Tumori, infarto, gravidanza: gli ospedali migliori d’Italia (e i peggiori) nella mappa Agenas

Il direttore generale Mantoan sull’analisi di 1.400 nosocomi pubblici e privati: “Quadro in chiaroscuro”. Le eccellenze e le mancanze

Ospedali: i migliori (e i peggiori) nella mappa Agenas

Ospedali: i migliori (e i peggiori) nella mappa Agenas

Roma, 26 ottobre 2023 – Ospedali d’Italia: dai tumori all’infarto, ecco la mappa dei migliori luoghi di cura.

La mappa per aree di intervento è fotografata dal Programma nazionale esiti 2023 (Pne) dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), sulla base di vari indicatori.

Ospedali, la mappa dei migliori d’Italia

I due ospedali che salgono sul podio come i migliori d’Italia sono l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, riportando una valutazione di qualità alta o molto alta per almeno 6 aree cliniche su un totale di 8. Ma dal Nord al Sud sono tante le strutture di eccellenza, anche se numerosi sono pure i nosocomi che non rispondono ai requisiti richiesti. Questa la classifica delle strutture al top per diverse specialità su un totale di 1.400 ospedali pubblici e privati esaminate nel Pne.

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Careggi di Firenze il primo per il cuore

L’ospedale Careggi in questa mappa risulta il primo per il cuore. L’area cardiovascolare è valutata attraverso 6 indicatori (tra cui mortalità a 30 giorni per infarto e tempestività di accesso all’angioplastica coronarica entro 90 minuti dall’accesso nella struttura di ricovero). È applicata una soglia di volume per struttura per il bypass aorto-coronarico di almeno 360 interventi negli ultimi due anni. Laddove la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è valutato come di qualità molto bassa indipendentemente dall’esito. Sul totale di 562 strutture che sono valutate in quest’area, sono solo 55 le strutture con tutti e sei gli indicatori calcolabili. Di queste, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze è l’unica struttura che raggiunge un livello di qualità molto alto; 17 strutture raggiungono invece un livello di qualità alto.

Oncologia: 4 le strutture migliori

Nella chirurgia oncologica, il Pne ha analizzato 3 indicatori (tra cui mortalità a 30 giorni per intervento chirurgico per tumore polmone e colon) ed è stato applicato un vincolo per struttura di almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, di almeno 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 interventi per il tumore del colon. Risultano 116 strutture con tutti e tre gli indicatori ma le 4 strutture con livello di qualità molto alta sono: Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma). Sono invece 28 le strutture valutate con livello di qualità alta.

Area osteomuscolare: 28 ospedali al top

L’area osteomuscolare è valutata attraverso 3 indicatori (frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore; intervento di protesi di anca: riammissioni a 30 giorni; intervento di protesi di ginocchio: riammissioni a 30 giorni) ed è stata applicata una soglia di volume per struttura di almeno 80 interventi annui per le protesi di anca e le protesi di ginocchio, e di almeno 65 interventi annui per gli interventi per frattura del collo del femore. Laddove la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è stato valutato come di qualità molto bassa. Risultano 338 strutture con tutti e tre gli indicatori valutati; tra queste, 28 raggiungono un livello di qualità molto alto.

Gravidanza: Emilia Romagna al top

In Italia, 342 strutture rispondono a tutti gli indicatori per l’area gravidanza e parto, di cui 50 raggiungono un livello di qualità molto alto. La regione che presenta però la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto è l’Emilia-Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%). In 9 regioni, nessuna struttura raggiunge un livello di qualità molto alto: Valle d’Aosta, Liguria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Il Pne rileva inoltre che un terzo dei punti nascita è sotto il limite dei 500 parti l’anno, mentre la percentuale dei parti cesarei cresce ai livelli del 2017 (23%). Si osserva un minore ricorso al cesareo nei punti nascita pubblici sopra i 1.000 parti l’anno, e una maggiore propensione nelle strutture private. Si registra anche una spiccata variabilità intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Lombardia, Puglia e Lazio.

Altre info sul sito di Agenas

Gli ospedali peggiori

Ma il quadro tracciato è in chiaroscuro. Otto ospedali italiani, tra Nord e Sud hanno una qualità delle cure basse e ''vanno attenzionati''. Dati e nomi ''saranno inviati al tavolo di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza''. A tracciare il quadro - all'Adnkronos Salute - il direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Domenico Mantoan. In generale sulla qualità delle cure ospedaliere, ha detto Mantoan, ''abbiamo evidenziato dei chiaroscuri. E quest'anno, per la prima volta, la relazione sui dati presentati oggi la invieremo al tavolo di monitoraggio Lea, perché ci si deve porre il tema di una serie di ospedali del nostro Paese dove la qualità delle cure è molto bassa”. La mappa degli ospedali inefficienti "va da Nord a Sud, ci sono cose negative e cose positive sia a settentrione sia a meridione'', dettaglia Mantoan.

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