San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), 4 settembre 2023 – Mentre sono al lavoro i periti della procura nella casa del 56enne di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) che ha sparato all’orsa Amarena, una signora di Pescina denuncia di essere ingiuriata e minacciata di morte al telefono perché scambiata con chi ha sparato all’animale simbolo del parco Nazionale d’Abruzzo e dell’intera Regione. Il suo numero infatti negli archivi web corrisponde a quello dell’attività commerciale dell’indagato. “Vergognati” o “devi morire” è quello che si sente dire quando risponde.
“Minacciata di morte per uno scambio di persona”
“Da tre giorni non viviamo più”, racconta all’Adnkronos la vittima, una signora di mezza età che vive con il figlio a pochi km da San Benedetto dei Marsi. “Ci eravamo accorti da tempo che c’era un problema con il numero di telefono. A volte ci chiamavano per chiederci arrosticini o altri tipi di carne, quindi abbiamo capito che pensavano di chiamare la norcineria di proprietà dell’uomo che oggi è noto per aver sparato all’orsa. Abbiamo cercato di risolvere il problema, per un po’ non c’erano state più chiamate. Ora però, dopo i recenti fatti, è diventato un inferno”.
Da giorni, il telefono di casa della donna squilla senza sosta, tra ingiurie e minacce: “Non riusciamo nemmeno a spiegare che non siamo noi quelli che hanno ammazzato Amarena - prosegue ancora la signora - perché ci offendono e poi riattaccano senza che noi possiamo dire nulla. Al di là di tutto, io vorrei dire a queste persone che il colpevole lo stabilisce la giustizia, non la pubblica gogna. Siamo tutti dalla parte dell’orsa e dei suoi poveri cuccioli, e anche del Parco d’Abruzzo, naturalmente, che ha subito una gravissima perdita. Però minacciare e offendere telefonicamente non è certo una soluzione”.
Al lavoro i periti della procura
Intanto sono iniziati i rilievi affidati ai due periti nominati dalla Procura della Repubblica di Avezzano per fare chiarezza sulla dinamica della morte dell’orsa Amarena. Le operazioni si svolgono nell’abitazione del 56enne indagato per l’uccisione dell’animale. Domani all’Istituto Zooprofilattico di Avezzano è previsto l’esame autoptico sull’orsa, madre di due cuccioli scappati dopo l’uccisione e non ancora catturati benché localizzati.
Le parole del sindaco di San Benedetto dei Marsi
"L’uccisione di Amarena è un gesto da condannare, così come però, è da condannare la gogna mediatica incontrollata che si sta portando avanti in questi giorni nei confronti di chi ha sparato all’orsa, e che ha reso necessaria una pattuglia di scorta di fronte alla casa dell’autore”. Così Antonio Cerasani, sindaco di San Benedetto dei Marsi. L’interesse mediatico suscitato dalla morte di Amarena e dalla ricerca spasmodica dei suoi cuccioli ha fatto sì che moltissime persone si recassero sul posto, chi per semplice curiosità, chi con l’intento di vedere con i propri occhi ‘la casa dell’assassino’. “Se anche una sola persona, tra le diecimila che l’hanno minacciato, ha intenzioni serie è chiaro che la scorta serve e servirà forse ancora per un po’”, spiega ancora il sindaco, che poi si concentra anche sulla manifestazione organizzata dal Pae (Partito Animalista Europeo) e dall’Associazione Animalisti Italiani. “E’ prevista per domenica 10 settembre, probabilmente arriveranno molte persone qui a San Benedetto dei Marsi, sicuramente ci sarà da tenere alta l’attenzione”.
Chiarisce il primo cittadino al telefono: “Auspico che si faccia il possibile per salvare i cuccioli e che dopo l’ennesima tragedia si adottino misure più meticolose per contenere questi animali. Penso a radiocollari che consentano di riportarli nell’area del parco se varcano i confini. Orsi come attrazione per il territorio? Credo sia possibile, se la cosa viene fatta in modo controllato e ben gestito”.