Sabato 21 Dicembre 2024
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Cambio ora solare 2016, rischio insonnia. Come combatterla

Cambio dell'ora nella notte: le lancette si sono spostate indietro di sessanta minuti. Si guadagna un'ora di sonno, ma il fisico potrebbe non gradire i unovi ritmi. Ecco come adattarsi al meglio

Cambio ora solare 2016 (Olycom)

Roma, 30 ottobre 2016 - Bentornata ora solare. Nel cuore della notte, alle tre precisamente, le lancette sono tornate indietro di sessanta minuti, dando l'addio (o meglio l'arrivederci alla prossima primavera) all'ora legale. La giornata non può che cominciare con una senzazione di riposo (oltre che con l'inevitabile impulso di controllare l'ora esatta): con il cambio dell'ora ci abbiamo guadagnato, per una notte, in sonno, ma dovremo rassegnarci a perdere un'ora di luce. Una mancanza di cui, secondo gli esperti, il nostro fisico potrebbe risentire, soprattutto con disturbi del sonno. Per contrastare l'insonnia che potrebbe fare capolino, soprattutto nei primi giorni del nuovo orario basta avere qualche accorgimento nell'alimentazione.

Tra le cause di difficoltà ad addormentarsi c'è infatti la carenza di vitamina D, legata alla minor esposizione al sole. Una carenza che può essere facilmenete controbilanciata con una dieta più ricca di pesce durante i mesi invernali. Trota, salmone, tonno anche in scatola e frutti di mare sono un toccasana contro l'insonnia. Un rimedio naturale non tanto conosciuto, fa notare  Federcoopesca, secondo cui tre italiani su quattro non conoscono i benefici di un'alimentazione a base di prodotti ittici. 

Cambio dell'ora, rischio attacchi cardiaci

Il livello nel sangue di vitamina D, spiega l'associazione, è dovuto agli alimenti consumati ma anche all'esposizione al sole fino ad un massimo del 30%. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato come adulti e bambini con bassi livelli ematici di omega 3 e di vitamina D presentino un maggior rischio di disturbi del sonno. La cottura 'salva vitamine D' per eccellenza è quella al forno perché, a differenza di quanto accade con la bollitura o quella al vapore, preserva meglio queste sostanze, compresi i sali minerali.

Cambio ora ottobre 2016: come funziona

Tra i pesci più ricchi di vitamina D, al primo posto ci sono salmone, trota, tonno, sgombro e anguilla, che contengono dalle 400 alle 580 Ui (Unità internazionale). Se non si ha la possibilità di avere pesce fresco, va bene anche quello in scatola che sia tonno o sardine. È un'opzione poco costosa, precisa la Federcoopesca, a portata di tutti che contiene dalle 180 alle 250 Ui di vitamina D. Ad esempio 50 grammi di sardine contengono 250 Ui, pari al 70% della quantità giornaliera raccomandata in una dieta, mentre 85 grammi di tonno in scatola sott'olio contengono 200 Ui, che corrisponde esattamente al fabbisogno quotidiano di cui il nostro organismo ha bisogno.