Domenica 22 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Ora Putin abbassa i toni: "Accordo inevitabile per la pace con Kiev"

La vittoria militare è sempre più improbabile anche agli occhi dello zar. Si moltiplicano i contatti tra le diplomazie dei due Paesi in conflitto. Trattative su grano, ammoniaca e scambio di prigionieri

"Alla fine, per concludere il conflitto in Ucraina, un accordo sarà inevitabile". Vladimir Putin sta iniziando a rendersi conto che trionfare militarmente, come sperava, sarà impossibile e gli toccherà accordarsi. Particolarmente significativo, il fatto che che lo zar abbia parlato di soluzione "inevitabile". Poi, certo, il come e il quando è tutto da scrivere. "Come trovare un accordo? – si è chiesto Putin in conferenza stampa a margine di un vertice regionale in Kirghizistan – Possiamo trovare un’intesa con qualcuno? Con quali garanzie? Questa è ovviamente tutta la questione. Ma alla fine bisognerà trovare un accordo". Putin ha fatto capire che non si potrà prescindere dalla soluzione sul campo, e quindi dai territori ancora in mano degli invasori russi. "Il processo di risoluzione nel suo insieme, sì, probabilmente non sarà facile – ha detto – e richiederà del tempo. Ma in un modo o nell’altro, tutti i partecipanti a questo processo dovranno accordarsi in base alle realtà che si sviluppano sul campo".

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Commentando l’intervista concessa da Angela Merkel in cui l’ex Cancelliera ha definito gli accordi di Minsk "un tentativo di dare più tempo all’Ucraina", Putin ha definito la rivelazione "una grande delusione, ho sempre pensato che Merkel fosse sincera con noi. Quanto dice serve solo a confermare che abbiamo preso la decisione corretta nel lanciare un’operazione militare speciale". Inevitabile la replica di Kiev. "Putin non si pente di aver iniziato il genocidio in Ucraina, ma si rammarica di non averlo fatto prima – ha dichiarato il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak–. La Federazione russa imparerà a rispettare il diritto internazionale e ad accettare le realtà sul terreno che corrispondono ai suoi confini nel 1991".

L’insistere di Putin sulla trattativa – pur se alle sue condizioni – va integrato su una pluralità di contatti diretti e non tra russi e ucraini e tra russi e americani. Ieri a Istanbul si è svolto un incontro tra diplomatici russi e americani, secondo una fonte russa, su alcune "difficili questioni" fra cui visti, livelli dello staff delle ambasciate e il lavoro delle rispettive agenzie all’estero. Da parte sua iI presidente turco Recep Tayyip Erdogan ieri ha visto il capo di Gazprom e ha fatto sapere che dopodomani parlerà con Putin e Zelensky.

Sullo sfondo ci sono anche altre due trattative dirette (e segrete) tra russi e ucraini. La prima riguarda lo scambio di tutti i prigionieri di guerra (quelli in mano alla Russia sono di più) in cambio del via libera del gasdotto che porta ammoniaca da Togliattigrad ad Odessa. L’ammoniaca (che si usa per produrre fertilizzati) veniva esportata dalle russe Pjsc Togliattiazot e Jsc Minudobreniya, di proprietà degli imprenditori russi Dmitry Mazepin e Arkady Rotenberg, ma dal 24 febbraio il transito è interrotto. Una ripresa avrebbe grande importanza economica per la Russia e potrebbe aprire a una estensione dell’accordo sul grano (che interessa l’Ucraina) oltre i 120 giorni attuali. L’altra trattativa è relativa alla centrale nucleare di Zaporizhzhia per ottenere se non il ritiro delle truppe russe chiesto da Kiev, almeno l’allontanamento delle armi pesanti. Su ammonica e prigionieri l’accordo è possibile mentre sulla centrale nucleare siamo lontani. Ma intanto ci si parla, e non è poco.