Martedì 16 Aprile 2024

"Ora il virus blocca tutte le terapie. Ho il cancro, per me è un’odissea"

Ferrara, il racconto di un’insegnante: i tempi dei controlli si allungano e in ospedale c’è il rischio contagi "Il Covid ha aggravato i nostri problemi, ma non si possono trascurare le altre malattie gravi"

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Ferrara, 29 ottobre 2020 - "Questa pandemia ci terrorizza. Io ho dovuto aspettare due mesi la visita del medico per un problema, se vogliamo, anche banale. Ma stavo male, credevo di impazzire". Claudia Santangelo, insegnante di lettere, ha 61 anni. Ne aveva 49 quando si è ammalata: cancro allo stomaco. L’hanno operata. Lei vive a Ferrara e gli oncologi la definiscono una sopravvissuta. Ma deve continuare a curarsi, e causa Covid-19 gli intervalli tra un controllo e l’altro si allungano.

Che cosa la preoccupa maggiormente?

"La paura di perdere l’accesso alle cure. Ti svegli alla mattina con un senso di angoscia che toglie il respiro. Vorresti andare in ospedale ma non ti chiamano. Quando arriva il tuo turno vai, temendo di contagiarti".

Quale il problema più annoso?

"Le chirurgie che lavorano a scartamento ridotto. Un paziente si è sfogato nel nostro forum, doveva essere operato a fine febbraio. L’appuntamento è saltato, è stato operato a giugno. Di storie simili ne abbiamo a palate, siamo tremila in Italia in questo forum".

Lei è presidente dell’associazione ‘Vivere senza stomaco (si può)’, un osservatorio privilegiato. Come affontate questo momento?

"I malati di tumore non si sentono mai guariti del tutto. Per giunta, con la pandemia, i medici di famiglia sono barricati negli ambulatori, tutto è più complicato. Viene meno un punto di riferimento sul territorio che sarebbe fondamentale".

E in ospedale le cose vanno meglio?

"Gli oncologi hanno dovuto diradare gli impegni, ma sono presenti, rispondono al telefono, cercano di superare le difficoltà. Purtroppo le reti sono meno accessibili rispetto a prima, se devi mostrare degli esami come fai? Occorre potenziare la telemedicina. E tutti quelli che per le restrizioni hanno rinviato lo screening o l’intervento si sentono mancare la terra sotto i piedi".

Che rimedi si possono prendere in questi casi?

"Ultimamente fanno la proposta, come protocollo, di sottoporti alla chemioterapia in vista dell’intervento. Ma quando gli appuntamenti vanno per le lunghe vediamo la morte in faccia. C’era un sistema che dava la garanzia di essere presi in carico, questa rete di protezione esiste tuttora, ma vediamo che piano piano si sta sgretolando. Mi spaventa molto il Coronavirus, ma perché tanta attenzione concentrata solo su questo? Cosa dovremmo dire delle condizioni dei malati di tumore, degli infartuati trascurati, dei diabetici, della medicina del territorio che latita, delle conseguenze del taglio agli screening? Mentre vengono scongiurate le infezioni rischiamo di provocare lutti da altre parti".

Come reagire di fronte a questa emergenza?

"Come associazione cerchiamo di stare vicino a chi soffre, mandiamo lo psicologo dai soggetti fragili. C’è un’escalation nel disagio, prova ne sia il crescente ricorso agli ansiolitici".

Che cosa chiede alle istituzioni?

"Omogeneità ed equità di accesso alle cure. L’epidemia aggrava i problemi delle persone con tumore. Nel caso del tumore gastrico, ad esempio, abbiamo regioni che non rimborsano gli alimenti speciali, che per noi, costretti a vivere senza stomaco, sono veri e propri farmaci. Chiediamo attenzione, in un momento in cui tutto sembra incancrenito, chiediamo che i soldi siano spesi bene. Io abito in una regione dove tante cose della sanità funzionano, ma penso al resto d’Italia, la nazione che amo e dove voglio restare: ci sono tante cose che possono e devono essere migliorate".