Venerdì 24 Gennaio 2025
BEATRICE RASPA
Cronaca

Operaio morto sul lavoro. Arrestati i due titolari: "Spostarono il corpo"

Il 67enne sarebbe rimasto vittima di un incidente in un impianto di risalita. L’accusa: i gestori dissero che si sentì male per coprire carenze sulla sicurezza.

Il 67enne sarebbe rimasto vittima di un incidente in un impianto di risalita. L’accusa: i gestori dissero che si sentì male per coprire carenze sulla sicurezza.

Il 67enne sarebbe rimasto vittima di un incidente in un impianto di risalita. L’accusa: i gestori dissero che si sentì male per coprire carenze sulla sicurezza.

PISOGNE (Brescia)Avrebbero mascherato un infortunio sul lavoro come un banale malore, spostando anche il corpo della vittima. I titolari dell’impianto di risalita, marito e moglie – Silvano Sorio e Nicoletta Mereghetti, lui allenatore di sci e lei ex slalomista della Nazionale – sono ai domiciliari per omicidio colposo aggravato, un loro dipendente è indagato per favoreggiamento, lo skilift ‘Duadello’ è sotto sequestro.

Sono gli inattesi sviluppi di un’indagine aperta dopo la morte di un addetto alle piste da sci in Val Palot, piccola stazione invernale sopra Pisogne, sponda bresciana del lago d’Iseo. Sembrava, appnto, un malore e invece era una caduta da un pilone. le cui conseguenze per chi indaga si sono rivelate irreversibili per la violazione delle norme di prevenzione degli incidenti sul lavoro. Era il 28 dicembre. Angelo Frassi, 67enne di Grignaghe di Pisogne, era stato trovato morto mentre faceva il suo turno in quota. Di buon mattino l’addetto aveva raggiunto la cabina di arrivo della sciovia ‘Duadello’ a 1.320 metri, e controllava che tutto scorresse via liscio. Verificava che gli sciatori si sganciassero correttamente, le funi funzionassero. Poco prima delle 9 l’impianto si era bloccato. I colleghi a valle avevano provato a contattare Frassi via radio, ma l’addetto non rispondeva. Una, due, tre volte. Nulla. Impensieriti, erano montati su una motoslitta per andare a vedere. Frassi era a terra privo di sensi, a metà pista. Morto, hanno decretato i soccorritori, intervenuti insieme ai tecnici di Ats e del Soccorso alpino della Finanza. Un malore fulminante, si era detto.

La procura ha però voluto vederci chiaro: su quel corpo c’erano strani segni al torace, e ha disposto l’autopsia. Scoprendo che a uccidere Frassi non era stato un infarto ma una caduta dall’alto, da sette metri. Una dinamica dell’incidente diversa rispetto a quanto raccontato dagli indagati: Frassi per cercare di sbloccare un seggiolino dello skilift incastrato si sarebbe arrampicato su un pilone, è la ricostruzione investigativa. Si sarebbe sporto maneggiando un bastone, perdendo l’equilibrio e cadendo. Addosso, per i pm, non aveva dispositivi di protezione: né un casco né un’imbragatura, obbligatori. Inoltre la procura avrebbe ragione di ritenere che il corpo sia stato spostato a qualche metro dal pilone. Una serie di elementi sfociata nella richiesta di misure cautelari per il legale rappresentante e il procuratore speciale della società di gestione della stazione sciistica - Sorio e Mereghetti - accolte dal gip. I due rispondono di omicidio colposo aggravato: non avrebbero fatto rispettare gli obblighi formativi, né avrebbero fornito a Frassi i dispositivi di sicurezza.