Il distretto tessile pratese, il più grande d’Europa, è alle prese non solo con la crisi internazionale che morde da troppo tempo, ma anche con sacche di illegalità e sfruttamento annidate al suo interno da oltre 20 anni. L’altra faccia della Prato virtuosa e laboriosa è quella del ’distretto parallelo’, formato principalmente da aziende a conduzione cinese (non tutte, però, sono fuorilegge). Un’illegalità denunciata da anni dal sindacato Sudd Cobas, che punta il dito su varie forme: dal lavoro a nero allo sfruttamento degli operai stranieri, che lavorano col sistema delle 12 ore per 7 giorni, senza diritto alla malattia pagata né alle ferie, senza diritto al giorno di riposo. Un fenomeno sul quale il sindacato ha acceso i riflettori ingaggiando un braccio di ferro per il ripristino della legalità, prima facendo luce su aziende con molti addetti (fino a 100 dipendenti) poi concentrandosi sulle microaziende della filiera.
È in questo humus che nella notte tra martedì e mercoledì si è consumata l’ennesima aggressione ai sindacalisti del Sudd Cobas e degli operai pachistani che da domenica hanno avviato una nuova forma di protesta, lo ’Strike day’, con 5 picchetti e scioperi contemporanei davanti ai cancelli di altrettante microimprese cinesi, accusate di non applicare i contratti (o di lavoro nero) e di non rispettare i diritti dei lavoratori.
Quello dell’altra notte è stato un agguato in piena regola. Una spedizione punitiva di cinque persone, tutte italiane e col volto travisato da cappellini, contro il picchietto organizzato dal sindacato del Sudd Cobas all’esterno di una pelletteria a conduzione cinese, la Lin Weidong, a Seano, in provincia di Prato. E’ quanto accaduto poco dopo le due di notte, come hanno raccontato i sindacalisti del Sudd Cobas, fra cui Luca Toscano, rimasto ferito nell’agguato: "Modalità intimidatorie e mafiose che la comunità cinese del distretto parallelo pratese non disdegna di usare quando qualcuno prova ad alzare la voce per far valere i propri diritti". L’altra notte, i manifestanti – alcuni operai della ditta di origine pachistana e Toscano – si trovavano accampati fuori dell’azienda nell’ambito della manifestazione per dire basta a sfruttamento e chiedere contratti di lavoro regolari. I cinque aggressori sarebbero apparsi all’improvviso armati fino ai denti con spranghe di ferro, mazze e bastoni e avrebbero picchiato tre operai e Toscano. Poi avrebbero detto: "La prossima volta spariamo". Una intimidazione in piena regola. I quattro manifestanti si sono recati al pronto soccorso per farsi medicare. Toscano ha avuto una prognosi di sette giorni, gli altri di qualche giorno.
La reazione del sindacato è stata immediata: alle 5 del mattino una cinquantina di manifestanti si sono recati in centro a Prato dove hanno organizzato un corteo improvvisato con cori, fischietti e lancio di petardi svegliando i residenti, rimasti non poco infastiditi. Il corteo è arrivato sotto le finestre del Comune: un atto dimostrativo per chiedere maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Sul caso indagano i carabinieri mentre la procura di Prato ha aperto un fascicolo per lesioni gravi e minacce gravi.
Numerose le reazioni e gli attestati di solidarietà. Ieri al presidio sono arrivati i rappresentanti del Collettivo di fabbrica della GKN, mentre Valerio Fabiani, consigliere del presidente regionale Eugenio Giani per lavoro e crisi aziendali, ha scritto alla prefetta di Prato. Inaccettabile per la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, "che chi manifesta per i propri diritti sia intimidito e aggredito". Vicinanza alle vittime è stata espressa dai deputati dem e segretario Emiliano Fossi e Marco Furfaro, auspicando che "le forze dell’ordine facciano al più presto luce su questa vicenda". Solidarietà anche dal sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti e dal suo vice, che si sono recati al picchetto di Seano.
Sara Bessi
Laura Natoli