Martedì 12 Novembre 2024

Omicidio a Taranto: 61enne freddato per strada. La vendetta per un vecchio delitto?

Chi era l’uomo ucciso a colpi di pistola e qual è la pista seguita dagli investigatori

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Taranto, 27 maggio 2023 – Potrebbe essere stato ucciso per vendetta a Taranto Cosimo Nardelli, il 61enne pregiudicato freddato ieri sera con almeno cinque colpi di pistola davanti alla sua abitazione.

Chi era Cosimo Nardelli

L’uomo era uscito da poco dal carcere dove aveva scontato 17 anni di reclusione in seguito alla condanna per concorso nell’omicidio del 27enne Alessandro Cimoli, ammazzato con alcune coltellate il 31 agosto del 2006 all’uscita di una masseria abbandonata nelle campagne tra Faggiano e Talsano.

La dinamica del delitto

Gli inquirenti non escludono la pista della vendetta legata a quel delitto. Secondo le prime ricostruzioni fornite dagli investigatori, Nardelli aveva appena parcheggiato il suo scooter e mentre si avvicinava al portone della sua abitazione è stato raggiunto da una raffica di colpi di pistola all’addome e in altre parti del corpo. L’uomo è stato poi soccorso e trasportato con un’auto privata in ospedale, ma è deceduto poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso.

Le perquisizioni

Gli investigatori della Squadra guidati dal dirigente Cosimo Romano e gli uomini della polizia scientifica hanno recuperato una dozzina di bossoli. I proiettili hanno colpito anche un’auto parcheggiata davanti al portone dell’abitazione della vittima. I poliziotti già nel corso della notte hanno effettuato controlli e perquisizioni e ascoltato familiari e amici di Nardelli per risalire all’autore o agli autori dell’agguato mortale.

L’omicidio di Alessandro Cimoli

Quanto all’omicidio Cimoli, la Corte d’assise d’appello aveva rideterminato la condanna, infliggendo a Nardelli 20 anni di reclusione dopo l’annullamento con rinvio di una precedente condanna a 30 anni da parte della Corte di Cassazione, facendo cadere l’aggravante della premeditazione.

Nardelli era ritenuto uno degli esecutori materiali dell’omicidio insieme a un altro imputato, diventato poi collaboratore di giustizia e condannato a sua volta a 20 anni. Il movente del delitto era stato individuato dagli investigatori in un debito di 80mila euro della vittima, mai saldato.