Domenica 24 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Omicidio Sacchi, indagata la fidanzata. Nuovi arresti, c'è anche amico di Luca

Quella sera Anastasiya aveva 70mila euro per comprare la droga. In carcere il 22enne che avrebbe fornito l'arma. Pm: "Nessun dubbio sulla dinamica"

Omicidio Luca Sacchi, 5 misure cautelari (Lapresse)

Omicidio Luca Sacchi, 5 misure cautelari (Lapresse)

Roma, 29 novembre 2019 - Importanti novità nelle indagini sulla morte di Luca Sacchi, ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani nella notte tra il 23 e il 24 ottobre scorso. Disposte misure cautelari nei confronti di 5 persone, tra cui Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata della vittima. 

Per Anastasiya, 25 anni, è scattato l'obbligo di presentarsi in caserma. La Kylemnyk, che era con Sacchi la sera dell'omicidio, è accusata di aver tentato di acquistare un ingente quantitativo di droga, dagli altri tre indagati, assieme a Giovanni Princi, un pregiudicato 24enne, amico di Luca: per lui è stato disposto invece il carcere. Gli investigatori hanno anche perquisito l'abitazione di Roma dove Anastasiya vive con i genitori. La ragazza, casco nero ancora calzato in testa, non un filo di trucco e lo sguardo torvo, non ha voluto commentare. Intanto il suo accompagnatore, sul motorino con lei, gridava ai giornalisti: "Dovete avere rispetto per la famiglia".  

Oltre a Princi, destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, sono i due ragazzi già reclusi, fermati nei giorni successivi all' omicidio, Valerio del Grosso e Paolo Pirino: sono accusati di concorso in omicidio pluriaggravato, rapina aggravata, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di un'arma comune da sparo. Dietro le sbarre anche un terzo ragazzo, un 22enne considerato colui che materialmente ha armato i killer. 

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Anastasiya aveva 70mila euro per la droga

Era di 70mila euro, e non duemila come detto nella prima fase delle indagini, la cifra contenuta nello zaino di Anastasiya. Lo hanno rivelato in una conferenza stampa il procuratore Michele Prestipino e l'aggiunto Nunzia D'Elia. Quella somma doveva servire ad acquistare 15 chilogrammi di droga.

​"Luca Sacchi non sapeva"

Il procuratore Prestipino ha anche precisato che allo stato attuale delle indagini non c'è "nessun elemento per dire che Luca Sacchi fosse coinvolto, partecipe o consapevole della compravendita di sostanza stupefacente". 

Il pm: "La fidanzata di Luca ha agito con freddezza"

 "Anastasiya ha un ruolo centrale nel l'acquisto degli stupefacenti", scrive il gip nell'ordinanza cautelare. La fidanzata di Luca "ha agito con freddezza e professionalità nella gestione della trattativa dell'incarico affidatole di detenzione del denaro e di partecipazione alla delicata fase dello scambi". Secondo la procura Anastasiya non ha collaborato, e continua a non parlare per non rilevare i suoi contatti. "Dimostra con la sua sorprendente chiusura a ogni collaborazione con gli organi investigativi la chiara, predominante, volontà di preservare le relazioni criminali acquisite nel mondo della droga con il quale non intende recidere i legami".

Il difensore: "Anastasiya ignara"

Ma per il legale della ragazza, Giuseppe Cincioni, la ragazza non sapeva nulla: "Attendo di conoscere gli atti, anche se già dalla lettura della sola ordinanza emerge chiaramente un ruolo della giovane che non dimostra affatto la consapevolezza di un accordo illecito che, ove pure sussistente, certamente sarebbe intervenuto tra altre persone". 

IL PADRE DI LUCA - "Non so se tra Anastasiya e Princi ci fosse qualcosa, però potrebbe essere. Sono sensazioni di un papà, di una mamma. Di persone che hanno perso un figlio. Io Anastasiya non la conosco piu'". Lo ha detto Alfonso Sacchi, papà di Luca. Tramite i propri i propri difensori - gli avvocati Armida Decina e Paolo Salice - l'uomo ha inoltre commentato: "Anastasiya ci ha mentito su quanto avvenuto quella tragica sera e adesso è chiaro il motivo del suo strano allontanamento. Se ha sbagliato è giusto che paghi". 

ARRESTATO CHI FORNI' L'ARMA - Marcello De Propris, un 22enne di San Basilio, è stato arrestato con l'accusa di concorso in omicidio e detenzione e cessione di sostanza stupefacente. De Propris, secondo l'accusa, avrebbe fornito la pistola utilizzata da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino per uccidere il personal trainer. Al momento l'arma non è stata ancora trovata. Nel corso dell'operazione, gli agenti hanno arrestato anche il padre, Armando De Propris, poiché durante la perquisizione nella sua abitazione è stato trovato un kg di droga. Per il padre del 22enne, i pm avevano chiesto una misura cautelare per la detenzione dell'arma usata per l'omicidio di Luca, ma il gip non aveva accolto l'impostazione della procura.

KILLER INTERCETTATO: GLI LEVO TUTTI I SOLDI - "Sentime, a parte gli scherzi, sto con un amico mio che conosci, bello fulminato! Ma se invece io vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti e settanta? Vengo da te... te faccio un bel re..", sono le parole di Valerio Del Grosso, poche ore prima dell'aggressione davanti al pub. Il sospetto, autore materiale dello sparo che ha tolto la vita al personal trainer, era stato intercettato mentre parlava con De Propris, l'amico che gli avrebbe dato l'arma. Secondo i pm De Grosso si riferiva ai soldi visti nella zaino di Anastasiya e che sarebbero serviti all'acquisto droga. "Non puoi capire Marcè quanti sono...mi sta a partì la brocca di brutto", concludeva Del Grosso. 

Del Grosso intercettato: "Scappo in Brasile"

"Scappo in Brasile, tanto abbiamo settantamila euro". Del Grosso lo diceva al suo datore di lavoro, senza sapere di essere intercettato, il 24 ottobre 2019, il giorno dopo l'agguato mortale. "Ho fatto una cazzata, ti devo parlare. Ieri sera verso le 23 ho sparato ad una persona dalle parti di via Latina. Stavamo facendo uno scambio di marijuana di quindici chili in cambio di settantamila euro, poi qualcosa è andato storto ed è iniziata la colluttazione prima con la ragazza presente e poi con gli altri, poi ho notato uno dei presenti mettere la mano nei pantaloni come per estrarre un'arma quindi, visto che anche io avevo con me una pistola, l'ho estratta e ho sparato nella sua direzione. Ti giuro che non volevo colpirlo. Poi ho preso da terra lo zaino contenente il denaro e insieme a Paolo siamo scappati. Scappo in Brasile, tanto abbiamo settantamila euro".

Pm: "Non dubbi sulla dinamica"

"Non vi sono dubbi in ordine alla dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Luca Sacchi: è sopravvenuta in seguito ad un colpo di arma da fuoco alla testa esplosogli da distanza di due metri da uno dei due giovani che, pochi istanti prima, erano sopraggiunti a bordo di un'autovettura per aggredirli", spiega ai media il gip Costantino De Robbio. Nell'ordinanza di custodia cautelare ha scritto: "La scena descritta è dunque indubitabilmente quella di una rapina sfociata in un omicidio". Il gip aggiunge: "Del Grosso e Pirino sono scesi e si sono diretti verso la coppia, armati uno di una mazza di ferro e l'altro di una pistola".

Gip: "L'arma serviva ad uccidere"

GIP: ARMA PER UCCIDERE, NON PER RAPINA - Ma "gli aggressori non hanno esibito l'arma per minacciare ma per uccidere", si legge nell'ordinanza di applicazione della custodia cautelare del gip Costantino De Robbio. "La pistola non è stata utilizzata nei confronti della Kylemnyk per convincerla a consegnare lo zaino, ma è stata estratta solo quando il Del Grosso ha visto che la resistenza del Sacchi stava per impedire la riuscita del piano". De Robbio continua: "I due non avevano, sin dall'inizio della loro azione delittuosa, alcuna intenzione di minacciare le vittime: le hanno aggredite alle spalle e si sono approcciati a loro direttamente con la violenza, colpendo la donna che deteneva materialmente i soldi con la mazza da baseball alla testa".  Quindi il giudice spiega: "La minaccia, con consegna 'spontanea' della refurtiva, non è mai stata parte del loro piano di azione, che prevedeva invece l'annullamento della resistenza dei due con la violenza, verso la donna e e non fosse bastata anche verso l'uomo. E' a questo scopo che serviva l'arma, come ulteriore mezzo per esercitare la violenza se non si fosse rivelata sufficiente la violenza con la mazza da baseball". E infine conclude: "L'aver portato sulla scena del crimine un'arma da sparo carica e pronta all'uso è la conseguenza diretta di un piano ha avuto uno degli sviluppi previsti: l'averla usata sparando ad una delle vittime non può essere considerato sviluppo anomalo dell'azione".