Pescara, 26 giugno 2024 – All’Istituto comprensivo Leonardo Da Vinci – sulla panoramica di via Collemarino, alle spalle del centro – ogni venti minuti escono nuovi maturi e mature. Foto, sorrisi e tappi di Ferrari. Ma un’atmosfera diversa dal solito. Coi genitori di guardia, perché il giorno dell’esame non sia sporcato da associazioni indebite. Una soprattutto. Quella con uno dei due killer di Thomas, allievo in queste ariose aule liceali. "Guardi, per me i giornalisti sono come i medici, fate un lavoro difficile, ma la prego di uscire dalla scuola", implora la vice preside Rosanna Maietta. "Nel pomeriggio la richiamo", è la promessa (non mantenuta).
Dieci sezioni e 1.200 ragazzi, un quinto dei quali alla prova della vita, almeno finora. Ma nei social di tutti gira, dalla mattina, la combo dei due presunti assassini. Del figlio del maresciallo dei carabinieri e del figlio della docente di diritto fermati per l’omicidio di Thomas. "E propio da te, che fino a un anno fa venivi a casa mia, quando mi vedevi mi abbracciavi, che hai fatto una cosa del genere" , è il testo di protesta che accompagna la didascalia "che c... di vergogna" dando voce allo stupore collettivo. Il fatto che un compagno di banco, di ricreazione, di sballo o assemblee, possa essersi spinto a un tal punto di ferocia impatta pesantemente sulla psiche dei ragazzi. E, vera o falsa che sia la combo che gira, suscita un’inevitabile impressione come la normativa a tutela dei minori non solo rimanga lettera morta sui social, ma anzi scateni sovreccitati meccanismi di protezione collettiva. "Segno che di fronte a un evento così impattante i ragazzi hanno paura", spiega Giuseppe, ex liceale in visita agli amici sotto stress.
Vero. Nessuno parla volentieri, solo qualcuno offre il nome anagrafico, gli altri lo danno di fantasia come precondizione per il dialogo. "Perché Pescara è un città sempre più rischiosa", ammette Andrea, "basito" per l’omicidio: "Non me ne capacito e al tempo stesso registro la realtà. La droga gira dappertutto. I coltelli anche. Non c’è da scherzare". Maturo? "Sì", risponde Mimmo (nome vero). Al suo fianco Camilla (nome falso), che invece ha ancora "una settimana di passione". Parlano di "scalino generazionale che separa i maturandi dai 16-17enni, tanto peggio se fumati ". "Io – dice Mimmo –, sto ai fatti. Fino a tre anni fa, quando uscivo il sabato sera, andavo dove credevo, senza rifletterci molto. Adesso seleziono attentamente i locali. Non voglio trovarmi di fronte a gruppi di giovanissimi vestiti da trapper, anche se sono figli di papà, pronti ad attaccare briga per un pestone involontario o un presunto sguardo a una ragazza". "Tornare a casa da sola? Manco per idea", aggiunge Camilla che inquadra un altro fenomeno: "Le ragazzine, a 14-15 anni, puntano tradizionalmente in alto. Adesso, però, non guardano più ai 18enne belli e brillanti: anche gli atteggiamenti estremi fanno parte del pacchetto". "L’idea che un 16enne possa morire per un debito di droga o una pretesa mancanza è pazzesca" dice Egor, 22 anni, che aspetta con 15 rose la fidanzata sotto esame. "Io – spiega – lavoro in zona stazione. Ogni giorno vedo strafottenza, droga e richieste di rispetto. Da chi non ne ha".
Ma il fratello di uno dei fermati, intervistato dal Tg1, mostra che una reazione è possibile: "Mio fratello è accusato di questo massacro e se ha sbagliato dovrà pagare". Zero "sconti". "Gli vorrò sempre bene, però paghi il giusto, negli istituti dove può essere aiutato". "Io – aggiunge – devo fare i conti con la ferocia e l’indifferenza di cui parlano le indagini. E piango per Thomas perché lui non c’è più".