Mercoledì 19 Febbraio 2025
ANDREA GIANNI e NICOLA PALMA
Cronaca

Omicidio a Milano, il killer ancora in fuga e i sospetti della polizia sul figlio 22enne del panettiere. “Lite o rancori”

Agguato e spari nel negozio di piazzale Gambara, l’ucraino 46enne Ivan Disar ucciso a colpi di pistola: al setaccio i filmati delle telecamere. Le piste dell'indagine: una lite degenerata o rancori personali

Il panificio-pasticceria di Milano dove è stato ucciso Ivan Disar

Il panificio-pasticceria di Milano dove è stato ucciso Ivan Disar

Milano, 17 febbraio 2025 –  I sospetti si concentrano sul figlio 22enne del panettiere, che si trovava nel negozio in piazzale Gambara al momento della sparatoria e che si è reso irreperibile. Che ruolo ha avuto? È stato lui a uccidere Ivan Disar e a ferire gravemente Pavlo Kioresko? Gli investigatori della Squadra mobile stanno cercando di rintracciarlo dalla tarda serata di sabato, fino a ieri sera senza esito. Il movente, non ancora emerso con certezza, potrebbe essere legato a una lite o a banali rancori personali riemersi per una parola sbagliata. Il killer ha esploso quattro colpi di pistola calibro 38 contro il 49enne Disar, che probabilmente era il primo bersaglio. Ha mirato all’addome, con l’intenzione di uccidere l’ucraino. Altri due colpi hanno raggiunto il connazionale 26enne Kioresko, forse con l’intenzione di impedire una sua reazione, attorno alle 18.30, all’interno della storica panetteria nella zona Ovest di Milano.

La fuga

Un killer che, nella sua fuga, sarebbe stato ripreso dalle telecamere installate nelle strade circostanti, in una zona che a quell’ora era piena di gente. La donna che si trovava nel negozio in compagnia dei due ucraini, una moldava di 48 anni, che in un primo momento si è allontanata terrorizzata e poi si è presentata dai carabinieri, ha reso inoltre una descrizione nitida dell’uomo, da cui è stato ricavato un identikit e quindi, incrociando dati e testimonianze, un nome e cognome: “Ero appena entrata nella panetteria, poi quell’uomo ha sparato ai miei amici”, ha spiegato la donna ai poliziotti coordinati dal pm Carlo Parodi e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo. Per questo il killer, che è scappato portando con sé la pistola, potrebbe avere le ore contate. Fin da subito è stato ipotizzato un gesto compiuto da un uomo che frequenta la zona, conosce le sue vie di fuga. Dopo aver sparato, è uscito con probabilità dal retro della panetteria, affacciato sul cortile del condominio adiacente. Da lì potrebbe aver raggiunto la strada uscendo dal portone, confondendosi tra le persone che nel frattempo si erano radunate davanti alla bottega e stavano chiamando i soccorsi. 

I rilievi della Polizia locale sabato sera in piazzale Gambara
I rilievi della Polizia locale sabato sera in piazzale Gambara

Gli interrogatori

Alcuni testimoni, che si trovavano nell’enoteca accanto, hanno visto infatti uscire dall’ingresso principale della panetteria solo la donna, dopo gli spari. “Ha detto che c’erano feriti e di chiamare l’ambulanza, poi è andata via”, racconta la residente che per prima ha chiamato il 112, e ha visto i due corpi riversi a terra e il panettiere sotto choc. Il negoziante, ascoltato in Questura, ha spiegato che i due ucraini, suoi conoscenti, avevano trascorso nel suo locale circa un’ora, tra il via vai dei clienti. Avevano bevuto e mangiato: pare che a un certo punto siano diventati molesti, forse anche a causa dell’alcol. Poi, poco prima delle 18.30, è entrata anche la donna. “Quando gli hanno sparato – ha riferito l’uomo – mi trovavo nel retro per scaldare delle pizze. Da lì ho sentito i colpi”.

Il giallo del movente

All’interno, in quel momento, c’era anche suo figlio, che poi ha fatto perdere le tracce. Non un regolamento di conti per questioni criminali, è la convinzione di chi indaga: Disar, che ha un figlio residente come lui a Milano, gestisce una piccola impresa individuale; Kioresko lavora come trasportatore. Due uomini estranei da ambienti criminali, da tempo in Italia e conosciuti nella zona. Piuttosto un delitto che potrebbe essere motivato da una lite scoppiata in quel momento o da banali rancori personali. Per questo gli investigatori stanno esaminando il telefono della vittima, risalendo a chat e ultimi contatti, per trovare una spiegazione all’esplosione di violenza.