
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin
Trieste, 12 aprile 2025 – "Finalmente! Da tre anni aspettavo questo momento". Sono le parole di Claudio Sterpin, l'amico di Liliana Resinovich, che ha così commentato la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Sebastiano Visintin, il marito della 63enne trovata morta a Trieste.
All’indomani della rivelazione di ‘Quarto Grado’ sull’indagine a suo carico, Visintin appare tranquillo. “Non sono preoccupato”, ha detto ieri ai microfoni di Rete4. "Aspettiamo cosa i miei avvocati decideranno di fare, io ho massima fiducia in loro, sono a disposizione e spero che avrò la possibilità di parlare con gli inquirenti e rispondere alle domande che mi faranno". Ha detto ieri Visintin, ai giornalisti della trasmissione Quarto Grado, che per prima ha dato la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati.
Sterpin: "Bene, anche se troppo tardi”
Claudio Sterpin è sollevato dalla svolta che hanno preso le in indagini sulla morte di Lilly. “Bene – ha detto commentando la notizia del marito indagato per omicidio – anche se è sempre troppo tardi perché questa cosa dovevano farla gli investigatori di allora e invece si sono dimostrati almeno negligenti, altrimenti si sarebbero accorti di tutte le incongruenze" del caso.
Sterpin ha ringraziato il fratello di Liliana, Sergio, e altri parenti "che si sono sempre battuti in modo forte per evitare la cremazione del corpo di Liliana. Altrimenti il caso non avrebbe mai avuto" questo sviluppo.
"È dunque grazie a loro – ha proseguito Sterpin – se il caso non è stato archiviato". Sterpin è tornato sulle dichiarazioni che Visintin rilasciò poco dopo la scomparsa di Liliana: "È inammissibile che una persona a 48 ore dalla scomparsa della moglie, invece di essere disperata, si preoccupa di dire che ha un alibi. Inoltre questa persona non doveva essere disperata per la morte di Liliana, di cui non si sapeva ancora, ma per la sua scomparsa".
Infine, Sterpin ha auspicato che le indagini lo coinvolgano. "Quella mattina aspettavo Lilli, sono stato in casa tutta la mattina. È successo altre volte che non potesse raggiungermi, ma mi aveva sempre avvisato, invece quella mattina non lo ha fatto. Poi, in tarda mattinata sono uscito. Se mi indagano ... ben venga", ha concluso Sterpin.
Gli avvocati di Visintin: “Atto dovuto, siamo fiduciosi”
Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, trovata senza vita il 5 gennaio 2022 a Trieste, è stato indagato per l'omicidio della moglie. Si tratta per la difesa, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, "di un atto dovuto, per il compimento di attività che, francamente, stupisce a distanza di così tanto tempo dall'originaria iscrizione di reato". Per i legali, contattati dall'Adnkronos, "lo scenario degli elementi di prova raccolti è da noi conosciuto e non sappiamo quale strada investigativa ulteriore voglia percorrere la Procura. Soprattutto, fiduciosi, come sempre, e nonostante tutto, di quello che sarà un atteso approdo della verità e che, per quanto ci riguarda, ci vede sereni perché assolutamente estranei dall'ipotesi delittuosa odierna”.
"Ci chiediamo però: perché proprio Sebastiano? Perché solo lui?". "Attendiamo di conoscere risposta alle nostre domande e di leggere le motivazione di questa inaspettata virata di indagine", conclude la difesa.
Vacanza in Austria per Visintin: “Sono venuto a risposarmi”
Un giro in bici e una giornata di relax in Carinzia, nel Sud dell'Austria, al confine con il Friuli Venezia Giulia. Così Sebastiano Visintin, vedovo di Liliana Resinovich, ha deciso di trascorrere la giornata dopo che ieri si è diffusa la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per l'omicidio della moglie. "Sono venuto a riposarmi, non sto bene, oggi mi sento un po' meglio, ho anche qualche problema fisico" ha Vinsintin. "Non sono preoccupato", ha aggiunto in relazione alla notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati. La vicenda, "è ingigantita, vediamo ...". Visintin ha spiegato di essere partito oggi alle 6,30 da Trieste e di essere arrivato in albergo nella zona di Villacco (Villach) dopo due ore. "Mi preparo e prendo la bici, forse vado a Felden, farò il giro del lago. Nel pomeriggio andrò in sauna con i soliti amici"
Il sopralluogo della polizia
Martedì sera gli agenti della Squadra mobile hanno perquisito la sua abitazione, in via del Verrocchio, per oltre sette ore. Visintin ha raccontato che "durante il sopralluogo" è "rimasto seduto sul divano. Non ho idea di dove abbiano guardato i poliziotti". Il giorno dopo la perquisizione, mercoledì, sarebbe stato notificato a Visintin l'atto relativo all’iscrizione nel registro degli indagati. Al momento sarebbe lui l'unica persona indagata dalla pm titolare delle indagini, Ilaria Iozzi, che ha sostituito Maddalena Chergia. La svolta, arrivata dopo che il gip Luigi Dainotti aveva disposto nuove e approfondite indagini, è stata determinata dai risultati della consulenza medico legale che la Procura aveva affidato a Cristina Cattaneo e ai colleghi Vanin, Tambuzzi e Leone. Una consulenza che ha smontato definitivamente la traballante ipotesi del suicidio.
Sergio Resinovich: “Contento del lavoro degli investigatori”
"Non sapevo niente, non sapevo che fosse stato indagato (Visintin, ndr) e non posso dire che sono contento. Ma sono invece contento del fatto che finalmente c'è questo nuovo team di investigatori che sta facendo il suo lavoro". Lo ha detto Sergio Resinovich, fratello di Liliana. "Spero che vadano avanti, che facciano il loro lavoro", ha concluso.
Pochi giorni fa dopo l'esito della perizia Cattaneo, era stato Sergio Resinovich a chiedere alla magistratura di indagare su Visintin, accusandolo di un coinvolgimento nella morte di Liliana. Ed era stato particolarmente circostanziato nelle sue accuse, indicando anche "familiari e persone che gli sono vicini", in particolare "il figlio, sua moglie e la cerchia dei loro amici". Il fratello della vittima aveva anche indicato un movente, parlando di femminicidio a sfondo economico con, in più, una volontà di “controllo”. Già due anni fa Sergio Resinovich aveva depositato in procura un atto in cui faceva la stessa richiesta. Nell’ultima richiesta aveva sottolineato che solo il cognato "aveva convenienza a far trovare il corpo perché così entrava in possesso dell'eredità, di cui un terzo è stato dato a me, e rientrava anche nella reversibilità della pensione".