Milano, 11 novembre 2024 – È attesa per il prossimo 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la sentenza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, avvenuto nell’appartamento in cui vivevano a Senago, nel Milanese.
L'aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo hanno chiesto alla Corte di Assise di Milano, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, la condanna all'ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno. L'ex barman è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Nell'udienza di oggi hanno poi preso la parola l'avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti e i difensori Giulia Geradini e Samanta Barbaglia.
La madre
“Cara Giulia non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima".. Sono le parole che Loredana Femiano dedica, via social, alla figlia Giulia Tramontano nel giorno in cui è prevista la requisitoria contro il fidanzato Alessandro Impagnatiello, imputato a Milano davanti ai giudici della prima corte d'Assise. Previsti anche l'intervento della parte civile e l'arringa della difesa.
La sorella
Anche la sorella di Giulia Tramontano, Chiara, ha voluto esprimere i propri sentimenti sui social, in una giornata così importante per la famiglia. ''Non c'è giorno in cui non ci manchi. Il tuo ricordo è la nostra forza, la tua assenza il nostro silenzio più profondo. Sei parte di noi, oggi e per sempre'', ha scritto la ragazza.
L’omicidio
Impagniatiello rischia l'ergastolo per l'omicidio della ventinovenne, incinta del loro figlio Thiago, uccisa a coltellate nella loro casa di Senago, nel Milanese, il 27 maggio del 2023. Nell’ultima udienza, lo scorso 21 ottobre, in aula, era stata discussa la perizia psichiatrica disposta sull’imputato. Gli esperti incaricati dalla Corte d'assise di Milano, lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca, hanno stabilito che Impagnatiello era pienamente capace di intendere e di volere quando uccise la fidanzata. La difesa sosteneva che era affetto da un disturbo della personalità di tipo "paranoide".
Il quadro accusatorio
Contro Impagnatiello – accusato di omicidio aggravato (dai futili motivi, dalla crudeltà, dalla premeditazione e dal vincolo della convivenza), interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere - c'è la sua confessione, c'è la perizia psichiatrica voluta dai giudici che lo riconosce capace di intendere e di volere, e ci sono prove: tante, tutte convergenti.
La requisitoria
L'udienza per la requisitoria del processo che vede imputato Alessandro Impagnatiello è cominciata intorno alle 10. L'avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti ha depositato le spese sostenute dalla famiglia Tramontano.
Parla la pm Alessia Menegazzo che ha annunciato la proiezione di immagini forti. “Non è un processo indiziario, ma c'è un reo confesso quindi riteniamo che la decisione della corte sarà serena”, ha detto. In aula si ripercorrono le tappe dell'istruttoria.
Dagli psichiatri Impagnatiello è stato definito narcisista mortale, psicopatico del tipo 1m cioè stratega con totale mancanza di empatia e senso di colpa. Scaduto il termine per l'interruzione di gravidanza di Giulia, Impagnatiello progetta l'omicidio. Il 27 maggio (giorno della morte) è quindi solo l'esito finale di un progetto iniziato a dicembre con somministrazione di veleno per topi. L'incontro di Giulia con l'amante di Impagnatiello accelera i tempi dell'omicidio. Il barman decide di abbandonare il piano di morte lenta. Cambia solo le modalità. Nessun raptus quindi, come ha cercato di difendersi impagnatiello.
Parla ancora la pm Menegazzo: il tentativo di disfarsi del corpo di Giulia era dettato dalla volontà di impedire che dall'autopsia emergesse il veleno somministrato. Poi dopo l'omicidio continua la messinscena: porta in giro la madre a cercare telecamere, dice al fratello di non dire che ha un garage perché dentro ci sono Piantine di marijuana mentre in realtà accanto al garage c'è il corpo martoriato di Giulia. Il castello di bugie crolla quando viene rintracciata e sentita la sua amante. La giovane italo-inglese racconta la loro relazione e le ultime ore trascorse con lui.
Ancora la pm: quando Giulia, dopo essere stata al Cafe Armani dove lui lavorava ed essersi chiarita con l'amante, lo chiama e gli dice aspettami a casa che arrivo, lui prepara la scena del crimine. Sa che la ucciderà. Giulia viene vista viva per l'ultima volta nelle telecamere di Senago alle 19.05. La vicina di casa dirà che poco dopo le 19 sente un urlo straziante di donna. Impagnatiello ha preparato un vero e proprio agguato la ucciderà appena rientra in casa.
Ancora la pm Menegazzo in conclusione: “Fa molta paura l'idea che un uomo considerato ‘normale’ possa avere ucciso in maniera così efferata. Ma questo processo è stato un’occasione per tutti noi di affacciarci sul burrone della malvagità travestita da normalità. Le persone con tratti psicopatici sanno essere invisibili. E Impagnatiello ne è una prova”. La famiglia Tramontano esce dall'aula, ma la procura decide di non proiettare le immagini troppo forti del ritrovamento del corpo di Giulia.
La richiesta dell’ergastolo
Al termine della requisitoria del processo per omicidio pluriaggravato a carico di Alessandro Impagnatiello, la madre di Giulia Tramontano, Loredana Femiano, si avvicina alla pm Alessia Menegazzo per stringerle le mani, salutandola poi con una carezza al viso. Infine, la Procura di Milano chiede per l'ex barman, accusato anche di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere, la condanna all'ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno.
Anche l'avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti si associa alla richiesta ribadendo più volte come si sia trattato di un delitto premeditato. “È un millantatore con una volontà omicidiaria che pianificava da mesi”, sottolinea in aula l'avvocato di parte civile. “Per lui - aggiunge - la manipolazione è anche considerare queste persone alla guisa di un profilo Instagram”. L'ex barman, come osserva il legale, “ha deciso di uccidere Giulia e il proprio bambino perché questa cosa avrebbe comportato non solo ostacoli alle sue realizzazioni professionali, ma perché si sarebbe anche trovato in uno stato di difficoltà economica che lui non voleva vivere”. Giulia “era una giovane brillante e generosa, che aveva un'etica del lavoro e della famiglia. La sfortuna di Giulia è stata quella di avere il lupo nello stesso letto”.
La difesa di Impagnatiello
Dopo la requisitoria e la richiesta dell’ergastolo, l’udienza si è fermata per circa un’ora. La ripresa alle 15 con la difesa di Alessandro Impagnatiello.
“Pensare che Impagnatiello abbia progettato un piano diabolico è eccessivo visto che commette errori grossolani, madornali che, in caso di premeditazione, non avrebbe commesso”, afferma Giulia Gerardini che insieme alla collega Samanta Barbaglia, difende Alessandro Impagnatiello. La difesa respinge l'ipotesi che l'imputato avesse intenzione di inscenare il suicidio di Giulia, così come che abbia usato il topicida per indurre l'aborto o che abbia fatto ricerche online per nascondere le sue responsabilità. Quando viene meno il "castello di bugie" si vede smascherato, ma “c'è un'assoluta occasionalità nel delitto”, come "se il destino gli avesse teso un tranello" con l'incontro tra le due donne.
È sulla presunta insistenza dell'altra donna, la collega con cui aveva una relazione parallela, che le avvocatesse insistono per spiegare il movente del delitto, ma soprattutto per sottolineare che l'aggravante della premeditazione "non è provata". Il movente “è lo smascheramento, il trauma che ne deriva, la rabbia fredda, l'emotività distruttiva che l'ha portato a commettere il reato”. L'uccisione di Giulia “non è stata premeditata, ma è stata una decisione presa sul momento. Ha messo in atto azioni maldestre, come se Alessandro volesse essere scoperto quando la trascina sulle scale e la nasconde nel box” aggiunge l'avvocatessa Barbaglia.
Per la difesa non ricorre l'aggravante dei futili motivi e neppure della crudeltà, sebbene ci sia un “numero aberrante”di colpi, ben undici hanno attinto parti vitali. "Ci sono 37 coltellate totali ma è una condotta unitaria, i colpi si susseguono con continuità e per questo non c'è crudeltà, Giulia non ha reagito, non si è difesa, non ha avuto tempi e la causa della morte è stato uno choc emorragico improvviso, ha perso talmente tanto sangue in modo velocissimo che è morta subito” spiega la legale Barbaglia.
La difesa chiede le attenuanti generiche perché "è lui a dire dove è nascosto il cadavere, ha dato un modesto contributo e il 31 maggio ha un atteggiamento collaborativo consegnando l'auto e il suo cellulare, senza cancellare chat e cronologia, mostrando che non è uno stratega. Lui ha voluto costituirsi, ha fatto di tutto per farsi prendere. E' un uomo misero che ha trovato una maniera aberrante per risolvere una situazione per lui insostenibile”. Impagnatiello “è schiacciato dal senso di colpa, in lui c'è un semino di redenzione". Le due avvocatesse ritengono dunque che esista solo l'aggravante del vincolo della convivenza per Impagnatiello "che è caduto sotto il peso delle sue bugie” e dunque la pena che la Corte riterrà più opportuna in termini di giustizia”.
La Camera di consiglio e la sentenza sono state rinviate al prossimo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.