Martedì 3 Dicembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Omicidio Cecchettin, Giulia Bongiorno: “Il patriarcato c’è ancora. Servono condanne certe”

Decana degli avvocati e testimonial anti violenza: “L’uomo vuole dominare. Troppi sconti ai colpevoli. Mai andare all’ultimo incontro, è una trappola”

Roma, 3 dicembre 2024 – Il delitto di Giulia Cecchettin è stato definito dalla pubblica accusa un caso-scuola del femminicidio. Con la Fondazione Onlus Doppia Difesa, Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega e presidente della Commissione giustizia del Senato, dal 2007 cerca di aiutare chi ha subito violenza e non trova il coraggio di denunciare.

Avvocato, pensa anche lei che quella tragedia abbia cambiato la percezione del fenomeno? Da parte delle donne. E, soprattutto, degli uomini.

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Giulia Bongiorno (Ansa)

“Davanti a queste tragedie si tende ad allontanarle da noi: ci si convince che l’assassino è uno squilibrato, un mostro, che la vittima “se l’è voluta” e che certe cose succedono solo in determinati ambienti. Ma non è così. Spesso chi uccide è un ragazzo come gli altri e la vittima una ragazza come le altre. L’omicidio matura in un ambiente ’normale’. Capisco che questo possa spaventare: ci dà la sensazione che il male sia in mezzo a noi. Ma è sbagliato e pericoloso fingere che non sia vero”.

Quindi cosa fare?

“Con sensibilità e coraggio bisogna trovare le parole giuste per parlarne ai nostri figli. Oltre che in casa, io lo faccio nelle scuole e mi è capitato di far ascoltare un messaggio vocale di Giulia Cecchettin diffuso dai media dal quale si intuisce che, benché il suo ex la ossessionasse, lei accettava di vederlo per non farlo soffrire. Per le donne è molto difficile cogliere il pericolo: la violenza è imprevedibile”.

La difesa di Turetta ha sostenuto che Giulia, essendo andata all’ultimo appuntamento, non aveva paura di lui. Al padre Gino sono saltati i nervi, a molti si è gelato il sangue. Nessuna sa mai che quello è l’ultimo appuntamento.

“Non posso e non voglio commentare l’arringa del difensore: chiunque ha diritto a una difesa”.

Però l’ultimo appuntamento è un tema su cui torna spesso.

“Non mi stanco di ripetere che quasi sempre l’ultimo appuntamento è una trappola, il tentativo di riprendere un rapporto interrotto. Attraverso l’esperienza con Doppia Difesa, ho capito che a mettere nei guai le donne è il senso di colpa. È qualcosa che tante di noi si portano dietro da sempre e su cui certi uomini sono abilissimi a fare leva. L’ultimo appuntamento è perlopiù mascherato da richiesta di chiarimento: in verità non c’è mai niente da chiarire e chi si sente in colpa lo sa, ma è difficile sottrarsi. Davanti a un rifiuto si scatena la violenza”.

L’ergastolo è una pena plausibile per un 22enne?

“Io credo in due princìpi. Uno è il diritto alla difesa: è necessario offrire sempre a tutti ogni possibile strumento per garantirne il pieno esercizio. Vale anche per chi confessa un omicidio efferato. Sottolineo però anche l’importanza della effettività delle sanzioni, e quindi il principio della certezza della pena: spesso vengono irrogate pene anche severe, che poi però finiscono per essere svuotate da una serie di sconti. Sul tema della polverizzazione delle sanzioni ha richiamato l’attenzione Imma Rizzo, mamma di Noemi Durini, uccisa nel 2017, a 16 anni, dal fidanzato. Rizzo ha scritto a Nordio: ’Il suo killer ha avuto permessi premio per andare allo stadio’. Noemi mi è rimasta nel cuore, è stata lei a ispirare la legge Bongiorno sul Codice Rosso: sua madre aveva denunciato quello che stava subendo, ma l’aiuto non è arrivato in tempo”.

Il patriarcato è morto?

“Ho assistito in questi giorni a un dibattito surreale. Il patriarcato è morto come insieme di leggi che sanciscono una supremazia, ma è vivissimo come mentalità del dominio dell’uomo sulla donna. E va combattuto”.

Anche i giovani si sentono superiori?

“Purtroppo sì. E spesso si nascondono dietro un gergo particolare, una sorta di goliardia. Ci sono canzoni tremende, pericolosissime, ma chi le condanna passa per censore ’dell’arte’”.

Come vede l’equazione clandestini uguale aumento della violenza sulle donne?

“È difficile essere precisi coi numeri: i dati registrano solo l’emerso, nel riflettere sul tema dobbiamo tenere conto che ci sono anche moltissime violenze non denunciate e tante altre senza autore accertato. In ogni caso, mi sembra inutile stabilire graduatorie tra chi fa peggio”.

I centri anti violenza funzionano?

“Lo Stato deve ringraziare le associazioni che aiutano le donne e suppliscono alle sue carenze”.

Le piace l’atteggiamento di Gino Cecchettin?

“Apprezzo ciò che dice e il modo in cui lo dice, senza astio né rancore”.