Lunedì 23 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Meloni e Descalzi in Libia: accordo su gas e frontiere. "È un passaggio storico"

Nel trattato siglato con il governo di unità nazionale anche la fornitura di cinque motovedette. Eni-Noc: una firma da otto miliardi di dollari per l’avvio di due nuovi giacimenti in mare

Un accordo per il gas da 8 miliardi di dollari, la fornitura di altre cinque motovedette per provare a contrastare l’emigrazione illegale che passa dalla Libia, la promessa di sostegno politico alla transizione e al processo di pacifcazione. Dopo Algeri, Giorgia Meloni vola a Tripoli con i ministri degli Esteri Tajani e dell’interno Piantedosi e con l’ad di Eni Descalzi per incontrare il primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Dbeibah, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi e stringere una serie di accordi con le autorità che controllano la Tripolitania.

"Questa a Tripoli – ha detto Meloni –, è una delle mie prime visite istituzionali nell’area mediterranea, e dimostra che Libia è una priorità per l’Italia, per la stabilità del Mediterranneo, per la sicurezza italiana, e anche per alcune delle grandi sfide che l’Europa affronta in questo tempo, come la crisi energetica. Con il primo ministro libico abbiamo discusso, e abbiamo ribadito la piena disponibilità italiana a favorire il legittimo percorso per una celebrazione di elezioni e una stabilizzazione del quadro libico". "Si è trattato di una missione positiva – ha aggiunto la premier –, nel corso della quale sono stati siglati importanti accordi su cooperazione, energia e contrasto all’immigrazione irregolare".

Proprio l’immigrazione era uno dei focus. "Nonostante gli sforzi – ha proseguito Meloni – i numeri dell’immigrazione irregolare dalla Libia rimangono ancora alti, oltre il 50% di persone che vengono dalla Libia in Italia. Si devono quindi intensificare gli sforzi in materia di contrasto alla tratta e ai flussi illegali, assicurando un trattamento umano alle persone, siamo determinati".

In questo contesto Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha firmato un memorandum d’intesa tra il governo italiano e quello libico per la consegna di cinque motovedette, finanziate dall’Ue e che finiranno a quella Guardia Costiera Libica accusata in questi anni di crimini contro i migranti, soprattutto nella gestione dei campi, che più che di accoglienza sono di detenzione, in negazione dei diritti umani.

Ma l’intesa più importante è quella sul gas, firmata dall’Ad di Eni Claudio Descalzi e dall’amministratore delegato della National Oil Corporation (Noc), Farhat Bengdara. "La firma dell’intesa tra Eni e Noc – ha sottolineato Meloni – è un passaggio storico. L’intesa rilancerà una serie di iniziative per diversificare le fonti energetiche, per lavorare sulla sostenibilità, per garantire energia ai libici e maggiori flussi all’Europa", e rientra nella strategia di fare dell’Italia "un hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa". L’accordo, il primo di sviluppo energetico in Libia dal 2000, prevede l’avvio dello sviluppo delle ‘Strutture A&E’, due giacimenti a gas, chiamati rispettivamente Struttura A e Struttura E, e situati al largo della Libia.

La produzione di gas di ‘Struttura A‘ inizierà nel 2026 e e la produzione netta prevista "a plateau" sarà di 160.000 barili di olio equivalente al giorno (boed). La produzione sarà assicurata attraverso due piattaforme i collegate agli impianti di trattamento esistenti presso il complesso di Mellitah.

"Il progetto – osserva Eni – prevede anche la costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (Ccs) a Mellitah, che consentirà una riduzione dell’impronta carbonica complessiva, in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni". L’investimento complessivo é stimato in 8 miliardi di dollari. "L’accordo – ha sottolineato Descalzi – consentirà di effettuare importanti investimenti nel settore dell’energia in Libia, contribuendo allo sviluppo e alla creazione di lavoro nel Paese, e rafforzando Eni come primo operatore in Libia. Sono progetti che sono quasi tutti molto maturi, sono riserve già scoperte e che possono essere messe in produzione velocemente, sviluppando rapidamente gas addizionale".

"La Libia – ha chiosato Meloni – sa che può contare sull’Italia sul piano della stabilizzazione politica, sul processo verso elezioni in tempi rapidi, sul piano del sostegno all’economia". Il problema è che la Libia è profondamente divisa, con due governi in guerra l’uno con l’altro e che sono supportati uno, quello di Tripoli di (presunta) intesa nazionale, dalla Turchia, e formalmente dalle Nazioni Unite. L’altro, quello della Cirenaica, da Egitto, Emirati, Arabia Saudita e Russia, e in parte dalla Francia. E la pacificazione resta una pia speranza.