Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Nuove regole. L’appello di ioCambio: "Riformare lo Stato, o l’economia non riparte"

La maratona oratoria dell’associazione con Magna Carta e LibertàEguale. Il co-fondatore Natale D’Amico: i cittadini devono poter scegliere. E la ministra Casellati ribadisce: "Non rinunciamo all’elezione diretta".

Nuove regole. L’appello di ioCambio:: "Riformare lo Stato, o l’economia non riparte"

"Nel 1995 il prodotto pro capite in Italia superava del 10% quello dell’Europa unita. Oggi vale il 5% in meno. Ecco, provate a proiettare in avanti questi dati". Natale D’Amico, ex parlamentare e attualmente consigliere della Corte dei Conti, è co-fondatore di ioCambio, una delle associazioni che ha portato il suo contributo alla maratona oratoria “Premierato: non facciamolo strano!“. E proprio dal palco dell’evento di ieri a Roma ha invitato a riflettere sul legame tra le riforme dello Stato e il benessere economico.

Tre associazioni per un appello congiunto per le riforme. Perché ritenete che sia così urgente ridisegnare le regole del gioco?

"Negli ultimi trent’anni l’Italia ha sperimentato un declino. Secondo noi cambiare lo Stato è necessario per cambiare l’economia. Ma come si può pensare di cambiare e crescere se in 76 anni abbiamo avuto 68 governi? Ecco perché le riforme istituzionali sono diventate necessarie".

Di qui quindi l’appello di ioCambio alla politica.

"Noi siamo un’associazione “no-partisan“, al di fuori dalla politica, composta da imprenditori, intellettuali, liberi cittadini. E infatti il nostro appello è anche a un ampio consenso e alla consapevolezza degli stessi italiani sulla necessità di riformare il Paese. Siamo tutti tenuti insieme dalla volontà di cambiare i meccanisimi dello Stato. In questi casi serve una condivisione ampia, perché stiamo parlando delle regole del gioco, che appartengono a tutti".

Rispetto alla proposta di maggioranza attualmente in campo, cioè il premierato, qual è la vostra posizione?

"Secondo noi è necessario dare ai cittadini il potere di scegliere il titolare dell’indirizzo politico, che sia l’elezione diretta del presidente del Consiglio o l’indicazione del nome del premier sulla scheda elettorale".

Ma sulla proposta ci sono molte critiche...

"Nel caso occorrerebbe prevedere un meccanismo che dia il massimo della legittimità: la metà più uno dei voti, anziché premi di maggioranza. Quindi il ballottaggio. Inoltre, così come sono pensate, anche le cosiddette norme anti ribaltone non vanno bene: gli elettori scelgono il premier e dopo cinque anni tornano a decidere. Però secondo noi sarebbe il caso di limitare a due i mandati del premier".

Non si rischia di intaccare il ruolo del presidente della Repubblica?

"Non si può dire che sia un ruolo immutato. È fondamentale che con un premier forte e legittimato dalla volontà popolare, le funzioni di garanzia che sono prerogative del capo dello Stato vengano salvaguardate. Per esempio mantenendo la maggioranza dei due terzi per l’elezione anche dopo il terzo scrutinio, costringendo quindi i partiti a trovare un accordo su una figura condivisa di alto profilo".

E l’opposizione?

"Rispondo con una domanda: perché noi contribuenti paghiamo l’opposizione? Perché ha il compito di controllare l’operato del governo. Ma dovremmo pensare a strumenti che garantiscano esplicitamente questo ruolo, come il cosiddetto governo ombra o l’individuazione di un leader della minoranza".

Giorgio Caccamo