
Giorgia Meloni al telefono (ImagoE)
Roma, 8 aprile 2025 – I numeri di telefono personali di Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, ma anche dei ministri Guido Crosetto e Matteo Piantedosi, per citarne alcuni. Sono tutti reperibili online. Bastano 50 euro al mese e un po’ di pazienza, quella che consente di scartabellare i database che li mettono in vendita. E’ quanto scrive Il Fatto Quotidiano che dice di aver verificato la denuncia di Andrea Mavilla, esperto di cybersicurezza, un passato di 13 anni in Apple.
"Non stiamo neanche parlando di dark web – scrivono Giulio Cavalli e Antonio Massari nell’articolo del Fatto – di siti online complicati da raggiungere, di profili da nascondere per accedervi o di chissà quali capacità informatiche per acquisirli. Avviene tutto alla luce del sole". Il Fatto, per ovvi motivi di sicurezza, non rivela i nomi delle piattaforme dove è possibile letteralmente comprare le rubriche istituzionali. Si limita a precisare che si tratta di portali di lead generation, “piattaforme online generate per raccogliere contatti qualificati (lead)”, che vendono alle aziende interessate a vendere determinati prodotti o servizi database con i contatti di potenziali clienti. Abbonarsi a questi siti costa qualcosa come 600 euro l’anno, una cinquantina al mese.
"A portata di clic ci sono anche 2.125 contatti della Presidenza del Consiglio, 13.822 di dipendenti ed ex dipendenti del ministero della Giustizia, 11.688 del ministero della Difesa” ecc ecc, aggiunge Il Fatto. E’ evidente che non esiste solo un problema di privacy ma anche di sicurezza. “Chiunque metta le mani con questi numeri e abbia un minimo di dimestichezza nel campo informatico potrebbe decidere di geolocalizzare il capo dello Stato o il capo del governo in tempo reale...”
Le indagini
Gli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Polposta) stanno cercando di risalire a possibili soggetti eventualmente collegati ad aziende che avrebbero raccolto i dati, per capire la liceità dell'acquisizione delle informazioni personali. Proprio sulla base di un’informativa arrivata dalla Polizia postale la procura di Roma ha aperto un fascicolo di inchiesta senza indagati né ipotesi di reato. Sulla vicenda c’è anche un’istruttoria del Garante della privacy.