Roberto
Pazzi
Uno zelo degno di miglior causa fa affermare al vescovo di Noto che Babbo Natale non esiste, nel tentativo di salvare il Natale dall’orgia consumistica dei doni che colpirà la festa più bella dei bambini. Che dire? Con questo illuministico intervento si entra a gamba tesa nella riforma dell’immaginazione, un’operazione impossibile perché vuol riformare il regno della fiaba. Ma la ragione con le favole non ha gioco, non ce la può fare. Il regno della favola è una monarchia assoluta, renitente a qualsiasi rivoluzione repubblicana. Come si spiegherebbe il successo universale di una moderna edizione della favola come le storia del maghetto di Harry Potter?
Il pensiero magico con i suoi voli acrobatici di fantasia senza rete di sicurezza è eterna esigenza di chi gioca, in quell’età che ancora possiede il dono di non distinguere la realtà dal sogno, l’infanzia coi suoi paradisi terrestri. È la magica stagione in cui si formano gli uomini di domani, esercitandoli all’onnipotenza dell’invenzione fantastica, primo stadio dell’intelligenza, avanguardia della ragione. Perché per fare un uomo ci vuole prima un bambino e un ragazzo. Siamo fatti come le bambole russe, una età dentro l’altra e se non conservassimo la fede perduta in Babbo Natale, dubito che arriveremmo a capire molte favole per adulti che si chiamano romanzi. Lasciamo che bambini rimangano sull’orizzonte dell’evento natalizio senza farli precipitare nel buco nero della razionalità precoce.