di Nino Femiani
Lunedì le porte del carcere si apriranno per Manuel Winston Reyes. Il suo nome forse non dice nulla a molti, ma è il protagonista di un cold case nell’alta società romana. Il 10 luglio 1991 la contessa Alberica Filo della Torre, 42 anni, sposata col costruttore Pietro Mattei, viene trovata morte in un’elegante villa all’Olgiata, quartiere vip a nord di Roma. Lei e il marito stanno preparando un party per i loro dieci anni di matrimonio, una festa che non si terrà mai. Il cadavere della contessa viene trovato dalla domestica filippina nella sua stanza da letto, prima strangolata e poi colpita con uno zoccolo. In uno dei quartieri più riservati e silenziosi della Capitale si scatena subito la sarabanda dei sospetti che arrivano a sfiorare anche il marito di Alberica e alcuni uomini dei servizi segreti. Vengono fatte rogatorie in Svizzera per passare al setaccio i conti correnti della vittima sui quali si ipotizza che possano essere transitati "fondi neri" del Sisde. Un buco nell’acqua. La prima inchiesta sul delitto dell’Olgiata è archiviata, quattordici anni dopo il delitto, nel giugno del 2005 dal procuratore aggiunto Italo Ormanni, con un nulla di fatto.
Un anno dopo l’inchiesta venne riaperta dopo un’istanza presentata per conto di Pietro Mattei dall’avvocato Giuseppe Marazzita, per riesaminare con le nuove tecnologie i reperti sui quali possono essere rimaste eventuali tracce organiche. Due anni dopo, arriva la richiesta di seconda archiviazione. È grazie alla tenacia di Mattei e soprattutto della gip Cecilia Demma che le indagini prendono una strada nuova. Dall’esame del dna sul lenzuolo della contessa sono trovate tracce del domestico filippino Manuel Winston Reyes, licenziato un mese prima dalla villa dell’Olgiata perché ha il vizio del bere e chiede continui anticipi. Arrestato il 29 maggio l’uomo confessa immediatamente. "Mi volevo togliere un peso che portavo dentro di me da 20 anni: sono stato io a uccidere la contessa Alberica", dice tra le lacrime.
"Ero stato cacciato e avevo bisogno di soldi. Non c’entrano niente i gioielli della contessa, non ho rubato nulla. Per farmi coraggio – spiega agli inquirenti – avevo bevuto un bicchiere di whisky. Ricordo che passai dal garage e la vidi in casa. Andammo in camera da letto dove ci fu una discussione. Di quel giorno non ricordo molto altro, se non che presi uno zoccolo. Scappai passando da una porta finestra e attraversando il tetto". Reyes è condannato a 16 anni di reclusione il 14 novembre del 2011, sentenza confermata il 9 ottobre del 2012, ma beneficia di una serie di sconti che gli riducono la pena a 10 anni. Lunedì mattina torna in libertà.
"Sapere che per un omicidio si scontano solo dieci anni è aberrante, Reyes non si è mai pentito. Questa scarcerazione è una cosa indegna", si sfoga Manfredi Filo della Torre, figlio di Alberica. "Capisco il garantismo, ma ricordo a tutti che Reyes è un assassino che non si è mai pentito per ciò che ha fatto ed è stato individuato come l’unico responsabile dopo vent’anni dall’omicidio grazie alle indagini private di mio padre", aggiunge. "Roma è una città grande ma può essere anche molto piccola. Se mi dovesse capitare di incontrare Manuel Winston Reyes, gli farei i complimenti per avere preso tutti per i fondelli. Per essere riuscito a vivere da uomo libero per oltre 20 anni, per essersi fatto una famiglia e avere dato il nome di mia madre a sua figlia".
E ieri, davanti al palazzo di giustizia di Roma, si è svolto un sit-in di protesta organizzata dagli amici di Manfredi Filo della Torre. Hanno distribuito un volantino con scritto: "Pietro Mattei messo in croce dai media ha combattuto 20 anni per avere giustizia. Winston, assassino di una madre, è libero dopo 10 anni. Chi sbaglia dovrebbe pagare, in Italia la pena è sempre incerta".