Il soccorso in mare è responsabilità della Guardia Costiera, nelle sue varie articolazioni, e per effettuarlo può coinvolgere altri corpi dello Stato (Guardia di finanza e Marina Militare in primis), navi mercantili o passeggeri, imbarcazioni da diporto. Tutto quello che serve per salvare i naufraghi. Ma il punto è che il soccorso in mare – o evento Sar, come viene chiamato nel gergo tecnico – deve essere percepito come tale. La Guardia Costiera deve cioè sapere che è necessario far partire le proprie motovedette, vuoi per un Sos ricevuto direttamente dall’imbarcazione in difficoltà, vuoi per una segnalazione arrivata da altre fonti, civili e non, che segnalano una situazione di effettiva o potenziale criticità. E nel caso del naufragio di Cutro, la segnalazione è mancata. O almeno non è stata interpretata come tale la comunicazione giunta da Frontex.
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Le regole
Il più recente (2020) Piano nazionale di salvataggio in mare del comando nazionale del Corpo delle Capitanerie di Porto dice che "le Unità costiere di guardiaCapitanerie di porto, alla notizia di pericolo per la vita umana in mare, comunque pervenuta, devono disporre i primi interventi operativi ed informativi iniziando le operazioni di ricerca e soccorso con tutti i mezzi nella propria disponibilità". Non c’è bisogno di alcuna autorizzazione o coinvolgimento del Viminale o del ministero dei Trasporti. Quando serve, la Guardia Costiera gestisce l’emergenza in mare. Il Piano – che recepisce le convenzioni internazionali in materia – enumera tre livelli di gravità, il primo con alto margine di incertezza, il secondo per un evento con minore margine di dubbio e il terzo per una emergenza palese, ovvero di una "situazione nella quale si ha ragione di ritenere che una persona, una nave o altro mezzo sono minacciati da un pericolo grave ed imminente e che hanno bisogno di soccorso immediato". Il livello uno è affidato in prima battuta alle singole Capitanerie di porto, il livello due ai Centri di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) e il più grave direttamente alla sala operativa del Comando Generale (Imrcc). Ma tutti e tre i livelli scattano solo se l’evento è classificato come Sar.
Norme da interpretare
Come ogni norma, questa va interpretata e il Piano Nazionale di salvataggio in mare lascia alla Guardia Costiera la valutazione se intervenire o meno dichiarando un evento Sar, anche in assenza di una esplicita richiesta dell’imbarcazione in dfficoltà, o di chiunque altro. Se la Guardia Costiera ha il sospetto che una imbarcazione possa essere ora o nel prossimo futuro in difficolta (ad esempio perché le condizioni meteomarine sono in peggioramento) o perché (come da comunicazione Frontex nella vicenda Cutro) una imbarcazione che trasporta migranti zenza apparenti problemi di navigazione ha sottocoperta un gran numero di migranti che costituscono di per sè un rischio potenziale in caso di urto con scogli o altro, può decidere di far partire le proprie motovedette. Con il senno di poi, questo il principio di precauzione avrebbe probabilmente suggerito. E se lo si fosse fatto sicuramente avrebbe avitato i 70 cadaveri recuperati e i molti altri dispersi, per una tragedia del mare che era evitabile.