Roma, 1 settembre 2021 - Solo in agosto per i no-vax ricoverati in terapia intensiva sono stati spesi più di 20 milioni di euro dal Servizio sanitario nazionale. La stima economica del costo del 'no' al vaccino anti Covid è stata elaborata dall'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) su richiesta dell'agenzia Adnkronos Salute. "Ad agosto sono stati spesi oltre 20 milioni di euro per i pazienti non vaccinati ricoverati in terapia intensiva", sottolinea Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Aaroi-Emac. E continueranno a salire "Assisteremo ad un aumento dei casi in terapia intensiva ancora per qualche settimana, ma è davvero difficile fare delle previsioni per l'autunno perché ci sono troppi fattori in ballo". Ma Vergallo comunque respinge l'idea 'limite' di far pagare le cure Covid a chi dice no al vaccino lanciata dall'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato: "L'abbiamo letta come una provocazione ma la vediamo non praticabile anche se oggi oltre il 90% dei ricoveri Covid in terapia intensiva è di persone non vaccinate".
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Vergallo spiega come si è arrivati a valutare il peso economico del no-vax per il Ssn, e per la comunità: "Partiamo dal dato dei non immunizzati in terapia intensiva che il 94% del totale. Un giorno di degenza in rianimazione può variare tra circa 1.500 a circa 4.500 ma diciamo che il costo medio è almeno 2.200. Ad agosto il numero medio di ricoveri giornalieri in terapia intensiva Covid è stato di circa 320 pazienti (oggi 540, ndr), quindi in totale ad agosto sono stati spesi circa 22 milioni di euro. Questa 'spesa' è ripartibile così: 94% per i non immunizzati e 6% per i vaccinati, quindi 20,6 mln nel primo caso e 1.2 mln per i secondi". Un costo che distoglie fondi utili per altre terapie: "Se i non immunizzati si fossero invece vaccinati avremmo evitato di buttare tanti soldi. Pensiamo solo a quanto ancora siamo in ritardo con il recupero delle liste d'attesa per le altre malattie che, purtroppo, non si sono mai fermate".
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Poi è probabile l'aumento dei casi in terapia intensiva ancora per un po', Vergallo fa il punto della situazione partendo dalla Sicilia, già in zona gialla: "E' la Regione con i numeri peggiori per quanto riguarda ricoveri in intensiva di pazienti Covid". Ma non è l'unica, c'è anche la Sardegna che "rischia la zona gialla".
Numeri che non possono essere sottovalutati: "Su scala nazionale la media di occupazione dei posti letto in rianimazione è al 6% e al 7% quella per le aree non critiche", e ora le soglie massime fissate dai nuovi parametri di passaggio di colore sono rispettivamente del 10% e del 15% per il giallo.
Secondo gli anestesisti uno dei punti 'critici' "è il numero reale dei posti letto Covid in terapia intensiva oggi disponibili, pensiamo che in questi mesi siano stati ridotti per riportarli nella gestione ordinaria". Posti che potrebbero servire nei prossimi mesi, ma non è una previsione facile, Vergallo conclude: "Ci sono tanti fattori: le varianti più contagiose, l'efficacia dei vaccini e la loro durata, l'andamento della diffusione del contagio, la riapertura delle scuole e di tutte le attività lavorative. Quindi immaginare oggi quale sarà l'effetto di questi fattori sugli ospedali è molto difficile".
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