"Nessuno si salva da solo, l’Europa non si faccia prendere dall’isteria". Alberto Clò, economista e ministro dell’Industria nel Governo Dini, che di ambiente ed energia continua a occuparsi, esce dal coro. Tra i suoi obiettivi ci sono la Cina, che investe ancora massicciamente nel carbone, e il fanatismo ecologista. Non teme di andare controcorrente: "Lo sviluppo – osa – fa bene alla natura".
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Il maltempo che ha seminato morte e devastazione nel Nord Europa riporta in primo piano la questione del cambiamento climatico. Ursula Von der Leyen sostiene la necessità di un intervento urgente: è possibile ottenere risultati nel medio termine?
"La situazione di oggi è il frutto di 50 anni di inerzia. La tragedia tedesca è dovuta alle emissioni globali, non solo a quelle della Germania".
Come va affrontato il problema, quindi?
"La sfida dell’umanità è ridurre le emissioni mondiali, prodotte per oltre la metà da tre Paesi: Cina, Usa e India. Se anche la Germania avesse azzerato le sue, non l’avrebbe scampata. Non siamo padroni di noi stessi".
Intanto la macchina dell’economia cinese continua a investire nelle centrali a carbone.
"È così. Se l’Europa, che produce l’8% delle emissioni globali le riduce di 100, e la Cina le aumenta di 110, non ne veniamo fuori".
È possibile una strategia mondiale in un contesto di nuova guerra fredda?
"È difficile, ma bisogna avviare dei negoziati reali e ridurre lo strapotere cinese".
Nel frattempo possiamo fare la nostra parte.
"Certo, ma bisogna essere consapevoli che se l’Europa realizzasse tutti gli impegni, ridurrebbe le emissioni globali dell’1%, un quantitativo marginale. Inoltre, le azioni previste dall’Ue per il clima hanno costi elevatissimi. Il gioco vale la candela? No, le decisioni vengono prese a prescindere dagli effetti".
Raccontate così, sembrano misure più moralistiche che concrete.
"Esatto: sono simboliche, frutto del fanatismo ecologista".
Ci sono modi più efficaci di spendere le risorse?
"Le misure di riduzione delle emissioni costeranno all’Ue 3.500 miliardi da qui al 2050: se investissimo anche solo il 10 per cento di quei soldi per riconvertire i complessi industriali di Paesi sottosviluppati otterremo risultati molto migliori".
L’elettrico è una soluzione?
"Le rinnovabili mettono l’Europa alle dipendenze della Cina, che è quasi monopolista dei materiali critici necessari".
Il ministro Cingolani sostiene che se le supercar dovessero adeguarsi all’elettrico al 100%, la Motor Valley chiuderebbe.
"In tempi non sospetti Cingolani disse che il passaggio dal dominio delle fonti fossili a quello delle rinnovabili sarebbe stato un bagno di sangue. Oggi si può dire che sarà una catastrofe. Innanzitutto per le famiglie, che vedranno salire i costi dell’energia. Poi per l’industria e l’occupazione".
Nei mesi scorsi si è molto parlato della tassa sulla plastica: siamo pronti per farne a meno?
"Non è possibile: dallo smartphone in giù si tratta di un materiale diffusissimo nelle nostre vite. Senza la plastica monouso come avremmo prodotto le mascherine e i guanti dei medici, fondamentali in tempi di pandemia?".
Il filosofo Severino individuava nell’ambiente uno dei fattori del declino del capitalismo. Lo sviluppo può essere sostenibile?
"L’agente più dannoso per l’ambiente è la povertà, lo sviluppo economico ha migliorato le condizioni. Ogni nuova macchina è più efficiente di quella che va a rimpiazzare. Altro che decrescita felice".