Nina è un cane allerta diabete. Con il suo fiuto, avverte il preciso momento in cui la sua più cara amica, la 13enne Mia, ha un calo di zuccheri o un picco nel sangue. Per un diabetico entrambe le condizioni rappresentano un pericolo: ecco perché Nina è per Mia, a tutti gli effetti, il cane salvavita. Quando accade come fa Nina a farsi capire? Stefania Grilli, istruttore cinofilo, preparatrice a Pesaro di ‘cani da allerta diabete’ con coppie provenienti da Rimini ad Ancona, ride. "Non ci sono dubbi – spiega –. Ogni cane ha il suo modo, Nina addirittura ha un crescendo rossiniano. Dipende dal contesto e dall’attenzione che riceve. Nell’accorgersi è un fulmine, mediamente 15 minuti prima dell’allarme dato dal sensore indossato da Mia. Come primo verso emette un mugolio. Se vede che non viene presa sul serio allora dà piccole zampate a terra. Se l’attenzione tarda a venire, parte ad abbaiare".
Ma in verità non accade mai. In casa Magagnini nessuno, per farsi capire, sente la necessità di alzare la voce. Così anche Nina non deve inventarsi piroette perché Mia o i suoi genitori verifichino dal sensore sottocutaneo come intervenire: puntura di insulina se c’è da abbassare la glicemia, biscotto se c’è da alzarla.
Infatti il cane, debitamente addestrato, riconosce la variazione, ma non sa se è ipoglicemia o iper. "Il cane non sostituisce i dispositivi sanitari – puntualizza Grilli –, ma rende efficace l’allarme. Con intelligenza avvisa cioè prima e meglio di qualsiasi allerta automatizzata". In particolare i genitori di Mia confessano di aver trovato immediato giovamento. "L’addestramento di Nina ci ha cambiato veramente la vita in termini di serenità – testimoniano Francesca e Davide Magagnini –. E’ vero che il sensore con gli allarmi è uno strumento fondamentale, ma poter contare sull’allerta di Nina è veramente significativo".
Le ragioni sono varie. La prima è nella felicità visibile negli occhi di Mia, la quale finalmente ha avvertito un vantaggio nel vantare ottime ragioni per coronare il suo sogno di avere un peloso scodinzolante a quattro zampe come compagno d’avventure. Il fratellino Giulio, alto quanto il garrese di Nina, farebbe carte false per avere un cane tutto suo.
Per capire le altre ragioni, invece bisognerebbe avere una idea del menage quotidiano. "Di notte la preoccupazione di non intervenire tempestivamente è fonte di grande stress per chiunque abbia a che fare con le oscillazioni di zuccheri nel sangue, subite dal diabetico – osserva Grilli –. Molti genitori con il figlio diabetico caricano la sveglia per alzarsi più volte durante la notte e monitorare l’andamento. E’ vero che il sensore dà allarme, ma la paura di non sentire è psicologicamente vincolante. La prospettiva di avere un cane che dà l’allerta e fino a quando non ti svegli non smette, è apprezzato come un atto d’amore". L’utilità è ampia. "Pensiamo anche all’adulto che in ipoglicemia può svenire nel sonno – esemplifica Grilli –: il cane da allerta non avrà pace fino a quando non vedrà innescarsi i soccorsi". Solo i border collie possono essere d’allerta per il diabete? "No, anche un bastardino con le giuste attitudini potrebbe diventare un cane salvavita. In generale si scelgono animali dal carattere incapace di sviluppare un eccessivo attaccamento al padrone. Perché potrebbero impedire ai sanitari di soccorrerlo interpretando l’intervento come un’aggressione".