Bologna, 6 giugno 2023 – È una vera e propria emergenza quella che si abbatte sulle mura degli ospedali, dove il sovraffollamento e la pressione sui pronto soccorso mettono in luce la necessità di interventi mirati per contrastare, o quantomeno ridurre, il nodo del sistema sanitario. E dove l’Emilia-Romagna intende rilanciare il proprio impegno: il nuovo modello, messo a punto dal Coordinamento regionale per l’emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, prevede infatti di ridurre la pressione sui pronto soccorso incentivando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (parliamo quindi di codici bianchi e verdi) verso i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza, dopo un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità. In alternativa, potranno ricevere aiuto direttamente al proprio domicilio dalle équipe medico-infermieristiche.
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I cosiddetti ‘Cau’ saranno quindi distribuiti sul territorio e funzioneranno generalmente notte e giorno: medici e infermieri che saranno così presenti nei centri di assistenza e urgenza si occuperanno dei pazienti meno gravi, liberando contestualmente i veri e propri pronto soccorso e accorciando i tempi di attesa, che spesso si prolungano anche per diverse ore. Questa organizzazione, infatti, punta a ridurre drasticamente gli accessi al pronto soccorso, che già nel 2022 avevano registrato numeri significativi: il 66% degli accessi in Emilia-Romagna, che in totale sono stati circa 1,75 milioni, ha riguardato per l’appunto codici bianchi o verdi, che nella quasi totalità (95%) non hanno avuto bisogno di ricovero e avrebbero potuto essere gestiti da altre strutture.
Anche per questo la riforma emergenza-urgenza intende strutturarsi in due grandi campi d’azione ben distinti, con una prima parte dedicata alla gestione della bassa complessità, mentre l’altra per la presa in carico delle patologie tempo-dipendenti.