di Giulia Prosperetti
Si indaga sulle cause della morte del neonato trovato morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, tra le braccia della madre. La 29enne si sarebbe addormentata durante l’allattamento e l’ipotesi è che abbia schiacciato il piccolo con il suo corpo, soffocandolo, ma non si escludono altre cause, come – evidenzia la Società Italiana di Pediatria (Sip) – il ‘collasso post neonatale, improvviso e inaspettato’ (Supc). Per far luce sull’accaduto bisognerà attendere i risultati dell’autopsia, che saranno disponibili fra 60 giorni. La Procura di Roma ha, al momento, aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti e gli inquirenti – secondo quanto si apprende – hanno acquisito anche la cartella clinica della donna e altri documenti. Il ministero della Salute ha chiesto una relazione dettagliata alla Regione Lazio.
Al centro della bufera, la Direzione strategica della Asl Roma 2 respinge ogni accusa di mancata vigilanza sulle neomamme e cattiva gestione della pratica del rooming in, ovvero la possibilità di avere subito dopo il parto il proprio piccolo in stanza 24 ore su 24 e occuparsene, accudirlo e allattarlo al bisogno. "Non vi sono carenze di personale in servizio. Alle pazienti viene assicurata un’adeguata presa in carico e il rispetto dei requisiti organizzativi previsti dalla normativa vigente – fa sapere l’Asl in una nota –. L’azienda sanitaria come da prassi, ha attivato immediatamente un Audit clinico per verificare la correttezza e l’aderenza alle ‘best practice’ e l’appropriatezza delle procedure, ed ha consegnato alla magistratura tutta la documentazione in possesso". Ma la dinamica degli avvenimenti presenta diversi punti oscuri. La donna – secondo il racconto fatto dal padre del bambino al ‘Messaggero’ – "non si reggeva in piedi dopo 17 ore di travaglio, ma è stata obbligata a prendersi cura del piccolo da subito. Aveva chiesto di portare il bimbo al nido per poter riposare qualche ora, ma le hanno detto di no. Gliel’hanno lasciato accanto ininterrottamente e con le norme Covid nessuno di noi ha potuto starle accanto. E lei, anche se ha 29 anni, era stanchissima, il piccolo era irrequieto, non l’hai mai fatta dormire".
Rimane da chiarire perché nessuno, fino all’1.40 di notte quando è stato dichiarato il decesso, si sia accorto che il neonato era rimasto nel letto con la madre. "Tutte le puerpere vengono informate dei rischi connessi alla gestione del bambino, venendo peraltro edotte, anche con la sottoscrizione di un modulo, sulle azioni da effettuare per evitare il verificarsi di eventi avversi". Eppure qualcosa non deve aver funzionato.