Sono loro le protagoniste. Una madre che ha appena partorito e una donna che figli non ne ha e non può averne. Ma che insegue, con testarda follia, una maternità surrogata e fasulla, costruita con una messinscena arruffona, sfruttando le falle della vigilanza. Valeria e Rosa sono le estremità di un arco: la prima è una mamma di 24 anni che, nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, ha accanto, avvolta in uno scialletto rosa, la piccola Sofia che ha partorito da un giorno e che andrà a fare compagnia al fratellino più grande. L’altra è Rosa, 51 anni, architetto, che si finge infermiera pur di mettere a segno un piano sconsiderato e criminale: sottrarre la figlia di un’altra e farla diventare sua. Creare, cioè, una maternità che nasce dalla violenza.
Rosa e il marito Moses Aqua, 43 anni, mediatore culturale di origini africane, lo pianificano da mesi, simulando una finta gravidanza. E come Edipo e Giocasta, la coppia maledetta, dicono a tutti che Rosa è incinta, e poi che ha partorito un bel maschietto a cui danno il nome di Ansel. Lo postano l’8 gennaio su Facebook, preparano gli inviti, le bomboniere e gli addobbi per la festa coi parenti nella loro casa di Castrolibero e li convocano per la serata di martedì. Rosa e Moses sono l’immagine della felicità e la vogliono condividere con tutti, anche a chi non si spiega come Ansel sia diventato di colpo femminuccia. Perché, e qui bisogna fare un passo indietro di tre ore, la coppia diabolica aveva meditato di prendere un altro neonato, maschio appunto, nella stanza accanto a quella di Valeria. Ma il piano, studiato con sopralluoghi nei giorni precedenti, fallisce perché i parenti presidiano numerosi la culla nella stanza numero 15. Pur di dare credito alla falsa maternità e consistenza al progetto assurdo e morboso, Rosa prende la neonata della stanza a fianco, la numero 16, dicendo alla nonna che la sorveglia di doverla pulire. Un ‘kidnapping’ durato 180 minuti: grazie a riprese video e testimonianze di alcuni presenti, la polizia si presenta a casa di Rosa e Moses e si trova davanti una scena surreale, con i ‘finti’ genitori che presentano il ‘figlio’ ai parenti, in un’aria di festa irreale, nonostante Rosa avesse cercato di camuffare la ‘nascita’ mettendo a Sofia una tutina azzurra.
"Non si è capito se è stato davvero un errore – ipotizza l’ispettore Claudio Sole della Mobile di Cosenza –, perché pare che in una pasticceria avessero chiesto informazioni su una torta con un nastro rosa che poi non è stata ordinata". Rosa, agli agenti che l’arrestano insieme a Moses, si giustifica dicendo che lo ha fatto "per far felice il compagno che desiderava un figlio, ma che lei non poteva averne". Tre ore di puro terrore per Valeria Chiappetta, la mamma vera che continua a piangere e a guardare la culla vuota. "Ricordo questa donna che è venuta dicendo che doveva cambiare il pannolino alla bambina. Era vestita di nero, con le treccine, aveva una mascherina. Poi non è più tornata".
Alle 22 l’apparizione dell’agente con la piccola in braccio e l’abbraccio che mette fine all’inferno. "Non penso che riuscirò mai a superare questa cosa – dice Valeria, molto provata –, ma il lieto fine è che Sofia sta bene. Noi siamo una mamma e un papà che ieri (martedì sera, ndr) sono morti e risorti". "Ora sono felice ma ho vissuto davvero un incubo, ho avuto paura di non rivedere più la bambina – aggiunge –. Ringrazio le forze dell’ordine e tutta la Calabria che si è messa in azione per aiutarci. In particolare, voglio ringraziare Samantha, la poliziotta che mi è stata vicina nei momenti dopo il rapimento che sono stati terribili". Arriva il marito, Federico ‘Neymar’ Cavoto, 29 anni, commesso in un supermercato: "Riabbracciare Sofia è stato bellissimo".