Domenica 26 Gennaio 2025
NINO FEMIANI
Cronaca

Neonata rapita in clinica. La finta mamma: idea mia. Il marito subito scarcerato

La 51enne resta in cella: "Ho fatto tutto da sola, ingannando anche Moses". E lui: "Mi mostrava certificati medici. Pensavo fosse davvero mio figlio".

Moses Omogo Chidiebere, 43 anni, e Rosa Vespa, 51, la coppia di Cosenza

Moses Omogo Chidiebere, 43 anni, e Rosa Vespa, 51, la coppia di Cosenza

Rosa Vespa avrebbe raggirato per nove mesi il marito, Moses Omogo Chidiebere detto ‘Aqua’. Per un tempo così lungo, la donna, architetto di 51 anni, avrebbe ingannato il compagno, 43 anni, meccanico gruista di origine nigeriane, facendogli credere di essere incinta, di portare avanti la gravidanza e addirittura di aver partorito, mettendogli davanti un falso certificato di dimissioni ospedaliere. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie. "Sono stata prigioniera di una bugia", ha detto lei sconsolata. Una ricostruzione che ha dell’incredibile, ma che allontanerebbe il dolo dalle spalle dell’uomo. Una trama da film che ha convinto il procuratore di Cosenza, Antonio Bruno Tridico, a chiedere la scarcerazione di Moses, al termine dell’interrogatorio di garanzia di 4 ore, lasciando Rosa in carcere. Secondo il magistrato, il nigeriano non avrebbe preso parte, se non in modo inconsapevole, al sequestro della piccola Sofia Cavoto dalla stanza numero 16 della clinica del Sacro Cuore di Cosenza. E ha chiesto alla gip Claudia Pingitore di scarcerarlo. Una vera e propria svolta, un colpo di scena inaspettato.

Tutte le colpe, tutte le responsabilità del piano criminale ricadono, quindi, su Rosa che ha confermato, fin dall’interrogatorio sommario davanti agli agenti della Mobile di Cosenza, che "mio marito non sa nulla, gli ho fatto credere che il figlio era suo e lui non ha organizzato alcun rapimento". Per il pubblico ministero che ha coordinato l’indagine, Moses avrebbe agito inconsciamente e creduto a ogni parola riferita da sua moglie sulla gravidanza, senza mai avere dubbi che fosse finta, che si trattasse di una commedia. La sua presenza dentro la clinica, poi, per il pm, non significa che lui fosse a conoscenza del rapimento. Per la procura Acqua ha creduto veramente di andare a prendere il suo Ansel che si trovava ancora nel nido.

Nel corso di un interrogatorio, definito dalla gip "sofferto", Rosa avrebbe ribadito tra le lacrime: "Moses non sa nulla, ho fatto tutto io, volevo un figlio mio". Un’assunzione di responsabilità che ha spinto i difensori Teresa Gallucci e Gianluca Garritano a chiedere una perizia psichiatrica, e indotto il pm Tridico a pensare che Moses sia stato solo un’altra vittima, un’altra pedina del piano folle messo in atto dalla moglie. E a credere alla sua estraneità nel progetto di ‘intestarsi’ il figlio di un’altra coppia. Davanti al gip, Vespa ha sottolineato: "Ho fatto tutto io da sola, la sera del 5-6 e 7 gennaio sono andata a dormire in un albergo per accreditare che il giorno dopo, l’8 gennaio, sarebbe nato il mio Ansel. A Moses ho detto che c’erano casi di Covid e dovevo partorire da sola". E poi l’annuncio su Facebook e la notizia che il piccolo doveva restare ancora in clinica. La donna sarebbe riuscita a ingannare anche parenti e conoscenti. "Indossava dei vestiti che in qualche modo mettevano in evidenza la pancia. Per quello che ne so ha sempre mostrato gli esiti delle ecografie, persino la morfologica", hanno avuto modo di sostenere alcuni vicini di casa della coppia. Allibiti anche i parenti che, quando la polizia ha fatto irruzione, stavano brindando all’arrivo di Ansel, senza sospettare invece che si trattasse della piccola Sofia, rapita tre ore prima. "Mi è sembrato ignaro anche lo stesso coniuge", disse nell’immediatezza il capo della squadra mobile, Gabriele Presti.