di Giulia Prosperetti
Gli incidenti mortali che nelle ultime settimane hanno occupato le prime pagine dei giornali sono solo la punta dell’iceberg della strage che ogni giorni si consuma sulle strade del nostro Paese. La media Istat del 2021 è di 8 morti al giorno: media che nell’ultimo fine settimana è salita a 12. Tra venerdì e domenica scorsi – stando ai dati del presidente Asaps, Giordano Biserni – i morti sono stati 36: 14 automobilisti, 15 motociclisti, 4 pedoni, 2 ciclisti e persino un signore in una carrozzina elettrica. Il numero più alto, con 5 vittime, lo fa segnare l’Emilia-Romagna. Seguono Lazio e Campania (4 morti); Marche, Puglia, Toscana e Calabria (3); Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna (2); Trentino Alto Adige, Veneto, Liguria, Basilicata, Sicilia (1).
Ampliando lo sguardo i numeri Asaps assomigliano a un bollettino di guerra. Nei quattro fine settimana di giugno sono state un centinaio le vittime sulle strade italiane, circa 600 in tutti i weekend del 2023, con il triste record nell’ultimo fine settimana di maggio: 43 morti, di cui 24 motociclisti. "I dati che abbiamo diffuso in questi giorni sono abbastanza preoccupanti – commenta Biserni –. Il problema è la velocità inadeguata miscelata con la distrazione, c’è una parte di giovani che ancora non ha fatto lo scalino della maturità per capire cos’è la strada e cos’è il comportamento civico". Se la necessità di un intervento è, da anni, sotto gli occhi di tutti, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini assicura che l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge sulla sicurezza stradale e della delega per la riforma del Codice della Strada porterà in autunno, al termine dell’iter parlamentare, a un’inversione di tendenza sul fronte della sicurezza. Ma le perplessità sono molte, a cominciare dall’effettiva entrata in vigore dei provvedimenti annunciati. "Sono abbastanza preoccupato – spiega il presidente Asaps – perché nell’iter di modifica del Codice della Strada subentrano delle lobby che si mettono di traverso: dal mondo dell’alcol a quello dei monopattini sono in tanti ad avere interesse a intervenire per rendere il percorso più complicato frenandolo. Se comincia la navetta tra Camera e Senato, è finita. Tuttavia questa volta, se si vuole, la maggioranza c’è. L’aspetto che più ci preoccupa è l’articolo 18 comma 3 che dice che non devono derivare dall’applicazione di questa riforma maggiori oneri alla finanza pubblica. Torniamo al problema del 2013 quando fu presentata la riforma del Codice della strada con legge delega che poi si arenò proprio perché il ministero del Tesoro è intervenuto dicendo che non c’erano le coperture".
Scettico anche il segretario nazionale Autoscuole Unasca, Emilio Patella. "Sono 12 anni – afferma – che provano a modificare il Codice della strada e ancora non ci sono riusciti quindi, intanto, vediamo se questa premessa fatta con una legge delega va in porto". "Le modifiche al Codice della Strada, sempre che vengano approvate – gli fa eco Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada –, se va bene entreranno in vigore per Natale. Da qui ad allora quanti morti ci saranno? Salvini mi deve rispondere". C’è poi la questione dei controlli. "Se non si interviene in maniera adeguata è chiaro – conclude Biserni – che anche questa riforma rimarrà un lodevole quaderno degli intenti. È inutile che inaspriamo le sanzioni se poi non c’è chi va a verificare".