In Russia, evidentemente, silenziarlo non basta. L’obiettivo sembra proprio farlo fuori. Col veleno, somministrato a piccole dosi. E così, Alekseij Navalny, il dissidente per eccellenza, colui che ha scoperchiato tutta la rete di corruzione e di illeciti del ‘sistema Putin’ ed è detenuto con una condanna che ha un sapore politico, rischia di non uscire dal carcere. Non vivo, almeno. Soffre di dolori allo stomaco, in 15 giorni ha perso 8 chili.
Guerra in Ucraina: le news in diretta
Il blogger, visto in Occidente come il rappresentante dell’opposizione, è finito in isolamento carcerario per la tredicesima volta in due anni, ossia da quando una sentenza del tribunale di Mosca lo ha condannato a due anni e mezzo di reclusione per appropiazione indebita. La pena, successivamente, è stata ritoccata di altri nove anni, e molti nel Paese hanno ipotizzato che si sia trattato di un modo per rendere Navalny inoffensivo nel lungo termine. Un ragionamento corroborato dal fatto che, da Costituzione, il presidente Vladimir Putin può ricandidarsi alla presidenza delle Federazione Russa nel 2024, ma anche nel 2028.
Il dissidente versa in condizioni di salute critiche e non è la prima volta dall’inizio della sua reclusione. I collaboratori più stretti come l’amico e alleato Ruslan Shaveddinov puntano il dito contro il governo di Mosca, dicendo apertamente che il dissidente è vittima di un tentativo graduale di omicidio, che verrebbe perpetrato con l’utilizzo di veleno ad azione lenta, somministrato attraverso il cibo. Un’accusa grave e infamante, aggravata dal fatto che i bollettini sullo stato della sua salute diventano sempre più radi.
Va ricordato che, nel 2020, Navalny scampò alla morte per miracolo, dopo essere stato avvelenato con un agente nervino, il Novichoc, mentre si trovava in Siberia per un comizio elettorale. La sua morte fu evitata solo grazie al trasferimento in un ospedale tedesco, reso possibile attraverso il pressing dell’allora cancelliera tedesca, Angela Merkel. Dopo la guarigione, Navalny decise comunque di tornare in Russia, certo che sarebbe stato condannato, ma altrettanto sicuro che, con il suo esempio avrebbe potuto rappresentare una fonte di ispirazione per i russi che vorrebbero un Paese diverso.
L’avvio della guerra in Ucraina ha determinato un futuro diverso. Non solo non c’è stata una maggiore sensibilizzazione, ma l’inasprimento della censura da parte del Cremlino ha portato, nel giro di pochi mesi, alla soppressione delle più importanti espressioni della società civile. Nel 2022 è stata liquidata la Ong Memorial, vincitrice del premio Nobel per la Pace che per decenni ha indagato sui crimini compiuti durante lo stalinismo. E in questo weekend il medesimo destino toccherà al Sakharov Centre, l’unico punto di riferimento liberale rimasto a Mosca.