Venerdì 22 Novembre 2024
ALESSANDRO BELARDETTI
Cronaca

Navalny, il mistero dell’avvelenamento: "L’autopsia dopo 14 giorni? Ogni traccia sarà sparita"

Introna, presidente dei medici legali italiani: il Novichock è una sostanza sintetica e sconosciuta

Alexei Navalny (Ansa)

Alexei Navalny (Ansa)

Roma, 21 febbraio 2024 – Il corpo di Aleksej Navalny ’parla’, il problema è se si riuscirà a sentire quello che ha da dire. La madre del dissidente russo reclama il suo cadavere, ma il Cremlino ha fatto sapere che se lo consegnerà, sarà tra 14 giorni. Il medico legale Francesco Introna – decano delle autopsie (ha seguito tra gli altri il caso di Elisa Claps, il delitto di Meredith Kercher e il femminicidio di Melania Rea) al quale è ispirato il personaggio dell’anatomopatologo della serie tv Rai ’Lolita Lobosco’ – prova a tracciare alcuni punti fermi.

Professore, in 14 giorni è possibile far sparire eventuali tracce di veleno?

"Dipende dalla sostanza usata, dalla quantità e dall’efficienza dei laboratori. Se si usano veleni biologici potenzialmente fatali, come l’insulina, tracce non se ne troveranno. Anche in caso di sostanze vegetali esogene c’è la possibilità di non trovarle, se il corpo è in decomposizione. Se, invece, si tratta di veleni chimici, ci sono depositi anche nelle ossa, oltre che nei luoghi più tradizionali come la colicisti".

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Cosa si rischia di non trovare sul corpo se lo consegnano così tardi?

"Dare il corpo dopo 14 giorni è una follia. Se Mosca ha deciso di fare così, evidentemente ha calcolato che è il tempo necessario per fare sparire gli indizi. I laboratori russi sono espertissimi in questo ambito ed è verosimile che le sostanze somministrate non si troveranno più. Basti pensare che la salma di Lenin è stata mummificata con delle componenti che nessuno conosce".

Un corpo che è stato avvelenato presenta segni particolari rispetto a un altro che si è spento per un malore?

"Se il veleno è un corrosivo ci aspetteremo lesioni ulcerative del tratto gastrointestinale. Il Novichock, di cui si parla per Navalny, è una sostanza sintetica sconosciuta e della quale esistono tantissime varianti. Per trovarla nell’organismo serve comunque avere la sostanza di riferimento che in Italia e penso in Europa nessuno ha".

Il corpo di Navalny in ogni caso ’parlerà’?

"Speriamo. Bisogna fare l’autopsia e questo è un problema serissimo. Ora parlo come presidente della Simla (Società italiana medicina legale e assicurazioni, ndr ): abbiamo lanciato un appello al Parlamento Ue per creare una forza di pace internazionale per i casi europei di interesse medico legale, dai massacri in Ucraina fino al caso Navalny".

Che sensazioni ha sull’esito dell’autopsia?

"Se si farà, serviranno interlocutori internazionali, altrimenti ci diranno molte fesserie. La morte cardiaca improvvisa io me la aspetto da un 80enne...".

Se fosse nel team che analizzerà il cadavere del 47enne da dove partirebbe?

"La farei sempre nella stessa maniera: totale. Il Novichock è una sostanza senza riferimenti, misteriosa. La farei sempre nella stessa maniera, totale e includendo organi e strutture di difficile esame come il midollo spinale. Farei in primis una risonanza magnetica total body e starei molto attento a minime lesioni esterne. Il Novichock è una sostanza che non sappiamo dove si accumuli e pertanto farei prelievi mirati di tutti i liquidi biologici e dei principali organi di accumulo. Comunque, in assenza del campione analitico di riferimento, si rischia che le indagini tossicologiche siano negative: un avvelenamento senza veleno".

Esiste un modo per uccidere e non lasciare tracce?

"Se rispondessi a questa domanda mi arresterebbero (sorride, ndr )".

C’è un modo per inscenare, sul corpo, una tipologia di decesso camuffando la causa della morte reale?

"Sì, ma è molto complesso. Credo, comunque, che quando si svolgerà l’autopsia su Navalny, questa darà purtroppo esito negativo".

C’è un lasso di tempo dopo il quale le analisi anatomopatologiche non servono più?

"Più passa il tempo e più è probabile che molte sostanze siano difficili da trovare. Anche una mummia, comunque, può dare informazioni".

Le è mai capitato di analizzare cadaveri di persone avvelenate?

"Certo. Quando ci sono autopsie negative sorgono sospetti: così ci affidiamo alla bravura dei tossicologi e chiediamo a loro di fare esami approfonditi. I segni da assunzione di sostanze caustiche si vedono, mentre l’avvelenamento da sostanze ottenute da piante dà segni aspecifici".