Premariacco, 1 giugno 2024 – Una trappola mortale. Il fiume Natisone a Premariacco in Friuli ha inghiottito i ragazzi con una portata che alle 15, quando ormai i tre amici erano dispersi, ha raggiunto i 250 metri cubi al secondo. Per dare un’idea: alle 13.30 la portata era di ‘appena’ 20 metri cubi al secondo.
Abbiamo raggiunto al telefono il sindaco di Premariacco, Michele De Sabata, che sta seguendo le ricerche dei soccorritori.
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Sindaco, i ragazzi sono stati traditi dalla scarsa conoscenza del fiume?
"Sembra di poter concludere questo. Le piene del Natisone si ripetono 5 volte all’anno. Logico che quando piove al nord l’invaso si riempie in un attimo. Per 360 giorni nel fiume si fa balneazione, io stesso abito qua. Il problema è che quei ragazzi non sapevano nulla di tutto questo”.
Avete ricostruito i tempi?
"Da quanto ricostruito ad ora, i tre giovani arrivano a piedi sul greto del fiume alle 13.20. Alle 13.35 i soccorsi risultano già partiti. I primi arrivano sul posto alle 13.50”.

Cosa accade in quel quarto d’ora?
"All’inizio l’acqua è alta meno di un metro, sui 50 centimetri. Ma la corrente è fortissima. Il ragazzo prova ad attraversarla, ma poi torna indietro e rinuncia, il vortice è troppo violento. Così i tre amici decidono di aspettare i soccorsi. Una delle ragazze a quanto risulta non sapeva nuotare. Sono a 10 metri da riva. Si trovano di fatto su un isolotto, perché ora il fiume scorre anche a destra rispetto alla lingua di terra. Si abbracciano, tentano di resistere alla corrente”.
I soccorritori arrivano, lanciano le corde.
"Lo fanno per tre volte. Ma non solo. Un vigile del fuoco si butta, in un tentativo disperato di salvataggio. Rischia la vita, lo recuperano a stento. La furia della corrente non permette altri interventi, nemmeno con la barca. Chi era sul ponte ha capito che non c’era più nulla da fare”.