Venerdì 27 Dicembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Natale: la magia della messa della vigilia. Ma Gesù bambino non nacque a mezzanotte

La data cristiana del 25 dicembre riprende i riti pagani della rinascita dell’anno solare. I vangeli non danno un giorno certo, forse fu ad aprile

La messa di mezzanotte

La messa di Natale a mezzanotte evoca ricordi d’infanzia, una consuetudine familiare che vuole, almeno in quell’occasione dell’anno, tutti in chiesa a sfidare il sonno e il gelo per festeggiare insieme la nascita di Gesù. Per tanti italiani, anche di nuova generazione, quella liturgia nel cuore della notte resta una tradizione domestica da custodire e trasmettere a figli e nipoti. Sono gli stessi uomini e donne ai quali è andata di traverso l’uscita del ministro Boccia, alquanto improvvida, sul Bambinello che quest’anno, per rispettare il coprifuoco anti-Covid, nascerà due ore prima.

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Una volta incassato lo sberleffo, però, vanno chiariti i termini del discorso: non solo non esiste precetto liturgico che imponga la celebrazione della prima messa di Natale a mezzanotte (i l Messale a riguardo si limita a un timido "di solito"), ma è la stessa nascita di Gesù, il 25 dicembre, a non trovare riscontro nella Bibbia.

Andiamo con ordine. La scelta di festeggiare il venire alla luce del Figlio dell’uomo in quella data precisa è frutto di un processo d’inculturazione del cristianesimo nella società pagana del tardo Impero romano d’Occidente. Che aveva le sue ricorrenze, alcune di provenienza orientale, come quella del Sol invictus (Sole mai sconfitto), meglio conosciuto col nome di Solstizio d’inverno, da festeggiarsi proprio il 25 dicembre. Nell’occasione si celebravano le nozze fra la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno, la rinascita del mondo, in altre parole. Il sole è al minimo di luce e calore per poi tornare vitale e invincibile sulle stesse tenebre. Una nuova nascita, un natale pagano.

La storiografia romana (vedesi l’ Historia Augusta di Aelius Lampridius) fa risalire all’imperatore Eliogabalo (noto fra l’altro per gli stravizi a tavola) la diffusione nell’Urbe della festività siriana del Sol invictus , nei primi decenni del III secolo. Oltre cent’anni dopo, nel 330, un decreto imperiale farà coincidere la natività di Gesù col culto pagano del natale del Sol e, il 25 dicembre. Né un giorno in più, né uno in meno, stabilì Costantino che anche per questo a lungo è stato venerato nella Chiesa d’Oriente quale tredicesimo apostolo. Lui che fece uscire i cristiani dalle catacombe (Editto di Milano , 313), lui che nel 325, a Nicea, convocò il primo concilio ecumenico (mica il papa di allora, Silvestro I, come vorrebbero farci credere alcune leggende medievali).

E che dire della nascita del Salvatore a mezzanotte spaccata? Se teniamo all’orologio, gli evangelisti non sono svizzeri: il loro è più un racconto volto a suscitare la fede che dedito alla cronaca puntuale degli eventi. Certo, Luca, unico dei quattro autori sacri con Matteo a discorrere dell’infanzia cristiana, ci tiene a dirci che, quando Maria partorì, i pastori "passavano la notte all’aperto per fare la guardia al loro gregge" (Luca 2,8). Tuttavia, a parte il fatto che questa consuetudine bucolica andava in scena (sulle alture di Betlemme) tra la festa di Pasqua e quella delle Capanne, ossia fra aprile e ottobre (non a dicembre, pertanto), l’evangelista resta vago sull’ora natia di Gesù... L’usanza della celebrazione a mezzanotte risente piuttosto di una suggestione mistica, veterotestamentaria. È a metà delle notte che nel libro della Sapienza (18,14-15) la "parola onnipotente dal cielo (...) si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio". Per la Chiesa delle origini non poteva allora che essere alle 24 esatte il momento in cui la Parola si fece carne. Fin qui la spiritualità. La storia, invece, preferisce non pronunciarsi.