Il fragore sordo di un colpo di pistola squarcia le baluginanti luci dell’alba, e strappa la vita ad Arcangelo Correra, incensurato di 18 anni. Una tragedia assurda, nel cuore del centro storico di Napoli, dai contorni ancora poco chiari: sarebbe il fatale epilogo di un "test" avviato per valutare la funzionalità di una pistola. Le prime indagini rivelano la presenza di un proiettile inesploso accanto al corpo, suggerendo che l’arma sia stata maneggiata incautamente, forse per "giocare" a guardie e ladri, quando all’improvviso è partito un colpo mortale, raggiungendo il ragazzo alla testa. Sono le cinque del mattino, Correra e altri due ragazzi si intrattengono sul sellino di due scooter a Sedil Capuano – zona dei Tribunali controllata dal clan Mazzarella – maneggiando una automatica. Uno di loro "scarrella", inserendo il colpo in canna e poi sfiorando il grilletto, probabilmente per inesperienza. Correra è raggiunto in piena fronte, viene trasportato all’ospedale Vecchio Pellegrini. Viene operato, muore sotto i ferri del chirurgo.
La Mobile sequestra i filmati delle telecamere di sorveglianza e porta in questura i due giovani che si trovavano con Correra, in poche ore si mette a fuoco la dinamica. Che, tuttavia, non spiega perché i tre facessero le "prove". Due interrogativi: dove hanno preso l’arma? E, soprattutto, chi ha premuto il grilletto? Il "test" sulla pistola spinge gli inquirenti ad approfondire le indagini perché con Arcangelo c’era il cugino Renato fratello minore di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso da un poliziotto il 4 ottobre del 2020 durante una rapina nel cuore di Napoli. E figlio di Ciro, ucciso un anno fa perché spacciava fuori dal ‘Sistema’. Su di lui si concentrano i sospetti che possa aver premuto il grilletto. Caiafa, 19 anni, che si è costituito in lacrime, è stato fermato per i reati di porto d’arma illegale e per ricettazione e, contestualmente, indagato per omicidio colposo.
La tragedia, la terza in due settimane, è un nuovo cazzotto per Napoli, perché il ragazzo morto appariva lontano da giri criminali. Figlio di commercianti di abbigliamento, sembrava un tipo a posto: le sue foto sui social lo ritraevano sereno, impegnato tra scenette familiari e vacanze. La madre, Antonella, colta da malore alla notizia della morte del figlio, e il padre Alessandro, avevano da poco festeggiato il diciottesimo compleanno di Arcangelo.
Il quartiere appare stordito. La titolare di un bar vicino: "Era un bravo ragazzo, non un violento o un ragazzo di strada". Gli fa eco il presidente commissione Sicurezza e Legalità, Michele Tortora, che commenta: "Un bravissimo giovane che studiava e giocava a calcio". L’assurdo sparo ai Tribunali si aggiunge alle recenti morti del calciatore Santo Romano, 19 anni, e di Emanuele Tufano, 15 anni, vittime del gangsterismo urbano. Romano è stato ucciso mentre cercava di sedare una lite, scatenata da un pestone; Tufano era caduto nello scontro tra babygang che si fronteggiavano per controllare un rione di spaccio. L’eco di queste morti si propaga fino a piazza del Gesù, dove istituzioni, associazioni, e centri sociali si riuniscono nella mattinata di sabato sotto le insegne di "Liberiamo Napoli dalle violenze". "Siate sentinelle e custodi della città — dice l’arcivescovo Domenico Battaglia —, denunciate l’indifferenza di chi si gira dall’altra parte". Il sindaco Gaetano Manfredi avverte l’urgenza di agire: "Dobbiamo lavorare sul controllo del territorio, sulla sicurezza anche notturna delle strade, sull’inclusione sociale e sull’educazione".
Ma la morte di Arcangelo scatena una violenta polemica politica. "Il governo parla solo di repressione, ma non fa nulla. Non sanno rispondere e tacciono. Gli omicidi dimostrano il fallimento completo del modello Caivano, tanto sbandierato dal governo", attacca lo scrittore Roberto Saviano. Replica di Fratelli d’Italia su X con una durissima nota: "Sciacallo senza alcuna dignità".