Napoli, 14 febbraio 2023 - Prima l'aggressione in famiglia, poi il ferimento con una forbice e gli spari in commissariato. Una lite in famiglia è finita in tragedia a Napoli. Un giovane di 29 anni, Mario Ementato, ha ferito la madre con un'arma da taglio nell'abitazione di via Pietro Colletta, poi ha raggiunto, ieri sera verso le 22, il compagno della donna al commissariato Vicaria-Mercato in piazza Enrico De Nicola, dove questi si era recato per denunciare l'accaduto. Ed è lì, nell'atrio della Questura, che ha tentato di colpirlo alla gola, ferendo anche un agente che cercava di disarmarlo.
L'aggressore ha prima sferrato un attacco con le forbici alla gamba del poliziotto, poi ha provato a colpirlo alla gola. A quel punto un altro poliziotto è intervenuto sparando un colpo al giovane e ferendolo gravemente alle gambe. Mario Ementato è stato trasportato all'ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli in condizione critiche e lì è morto poco dopo. Nello stesso nosocomio sono stati medicati e dimessi il patrigno della vittima e l'agente. La madre è invece stata portata al Cardarelli in codice verde. L'aggressore, che aveva precedenti penali, secondo le prime indicazioni, pare fosse un assuntore di stupefacenti. Anche il patrigno della vittima è rimasto ferito nella lite in casa ed è stato medicato e dimesso dall'ospedale Vecchio Pellegrini.
Il poliziotto indagato per omicidio colposo
È indagato, come atto dovuto, per omicidio colposo il poliziotto che nella tarda serata di ieri ha sparato per difendere un collega accoltellato nel commissariato Vicaria. Secondo quanto si è appreso, la vittima, Mario Ementato, aveva 29 anni ed era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti quando ha compiuto l'aggressione prima a casa, contro la mamma, poi nell'atrio del commissariato. Nella colluttazione sono stati coinvolti tre agenti della Polizia di Stato, un centralinista e due agenti della Volante.
Sindacato: "Siamo vittime dell'atto dovuto"
"Spiace per il tragico epilogo di questa vicenda sia sotto il profilo umano che professionale, però - commentano Stefano Paoloni ed Ernesto Morandini, segretari generale e provinciale di Napoli del Sap, sindacato autonomo di polizia - siamo vittime dell'atto dovuto! Comprendiamo le ragioni per cui il collega è stato indagato, poiché in questo modo può accedere a tutte le garanzie difensive, ma è inconcepibile che ogni qualvolta vi sia l'uso delle armi non venga fatta alcuna valutazione preliminare per determinare se l'uso sia stato più o meno legittimo. L'imputazione, anche per un reato colposo, determina nei confronti dell'operatore di Polizia più importanti conseguenze, sia sotto gli aspetti professionali che di carriera. È fondamentale che la verità venga sempre alla luce e che non vi siano dubbi rispetto al nostro operato. Ma l'utilizzo dell'atto dovuto per noi non deve essere un automatismo, una spada di Damocle sulla testa che cala ogni qualvolta sia indispensabile l'uso della forza o delle armi per adempiere al nostro dovere. È necessario intervenire affinché finalmente vengano stabilite precise norme a garanzie delle nostre funzioni"