A scatenare la polemica è la «ribellione» di due classi che, giovedì scorso hanno rifiutato di andare in giro per la città o sugli arenili. «Vogliamo fare lezione, non perdere tempo a giocare a frisbee», hanno detto gli studenti. Che si sono asserragliati a scuola ed hanno deciso di fare lezione nei corridoi, spalleggiati dai loro genitori.
Domani c’è la resa dei conti. La dirigente scolastica regionale, Luisa Franzese, commenta: «Se la situazione fosse questa, non sarebbe bello. Le foto dei ragazzi al mare sono avulse dalla didattica, non vedo cosa c’entrino con la scuola e le uscite curriculari. Ho visto adulti, che dovrebbero essere docenti, e giovani, che dovrebbero essere studenti, mentre sono in spiaggia e fanno il bagno. Queste attività non possono essere associate a momenti scolastici, né ci vedo nulla di sportivo».
Colantonio – diventata famosa nel 2011, quando era preside al liceo Garibaldi, per aver messo 5 in condotta a 170 alunni che avevano occupato la scuola contro la riforma Gelmini – passa al contrattacco. «Rotazioni o doppi turni? Ipotesi non percorribili, conosco la platea dei ragazzi e famiglie, non sono soluzioni che incontrerebbero il loro favore. Noi siamo aperti a discutere, ai genitori l’ho già fatto sapere con un comunicato che ho pubblicato sul nostro sito scolastico». E sulla scelta degli stabilimenti balneari al posto di musei obietta: «È una struttura che abbiamo considerato perché consigliata da una circolare dell’Ufficio scolastico regionale, di aprile 2018, e si propone l’armonizzazione tra adolescente, natura e conoscenza del territorio».
Al provveditore che le contesta di aver accettato troppi iscritti, mandando in tilt la didattica, la dirigente del Sannazaro replica che il boom non era prevedibile: «E poi gli iscritti del primo anno possono sempre cambiare idea». Il caso aperto nel prestigioso liceo collinare scatena ironie sul web, ma anche una riflessione sul ruolo dei presidi-sceriffi dopo la ‘Buona scuola’. «È un modo distorto di intendere l’autonomia – dice Adolfo Scotto di Luzio, docente di Storia delle istituzioni scolastiche ed educative all’ateneo di Bergamo, e autore di ‘Liceo classico’ –. Tocchiamo qui con mano, infatti, il fallimento di un’illusione che è stata centrale nel pensare, negli scorsi anni, la riforma della scuola. L’idea cioè che la buona scuola dipenda dall’energia e dal piglio decisionale di chi la deve amministrare».