Sabato 21 Dicembre 2024
ENRICO BARBETTI
Cronaca

Muore sul Monte Bianco. Le scalate per beneficenza: "Aiutava i bimbi malati"

Michele Raule, ingegnere e alpinista, muore sul Monte Bianco durante un'impresa benefica per l'Ageop. Aveva dedicato la vita alla passione per la montagna e al sostegno ai bambini malati di tumore.

Muore sul Monte Bianco. Le scalate per beneficenza: "Aiutava i bimbi malati"

SAN LAZZARO DI SAVENA (Bologna)

Scalava per nutrire la sua più bruciante passione e per aiutare chi non poteva farlo. Michele Raule, ingegnere cinquantenne di San Lazzaro, sposato e padre di tre figli, è morto domenica mentre era a un passo dal compimento della sua più grande impresa, a lungo sognata, accarezzata e preparata: salire il Monte Bianco partendo da quota zero. Al suo progetto aveva associato una raccolta fondi per l’Ageop, associazione bolognese che aiuta i bambini malati di tumore. Raule era in discesa lungo la via normale italiana al tetto d’Europa, con il fratello e due amici, quando avrebbe perso aderenza nell’attraversamento di un nevaio, poco prima di giungere al rifugio Gonella. Dopo un centinaio di metri di scivolata nel canalone è precipitato sotto gli occhi dei compagni in un crepaccio nel ghiacciaio del Miage, dove ieri i tecnici del soccorso alpino hanno recuperato il suo corpo.

L’alpinista aveva annunciato e spiegato le sue intenzioni su Facebook lo scorso 23 giugno: "Il 12 luglio (meteo permettendo) tenterò un’impresa per me ’estrema’: dal mare alla vetta del Monte Bianco senza dormire, con il solo uso delle gambe. Partirò alle 5 di mattina da Genova con la bici, che lascerò in fondo alla Val Veny, per proseguire a piedi fino alla vetta. Mi sono allenato parecchio (75.000 metri di dislivello positivo da inizio anno), ma non è sicuro che ce la farò. La mia motivazione, già non piccola, sarà rafforzata da una buona causa in cui credo molto: raccogliere fondi per Ageop, associazione di Bologna che aiuta i bambini malati di tumore".

Michele Raule, guida ambientale ed esperto alpinista da sempre dedito agli sport di resistenza, si era ispirato all’ultratleta Nico Valsesia e non era nuovo a questo tipo di imprese. Dal 2022 aveva infatti dato il via al progetto ’Quattro vette per cinque Stati’, salendo le principali montagne dell’Italia e dei Paesi confinanti partendo in bicicletta dalla più vicina località di mare, sempre con il coinvolgimento di amici fidati.

Il primo anno era toccato al Triglav, in Slovenia; nel 2023 era stata la volta del Grossglockner, in Austria. Nelle intenzioni l’ultimo cimento sarebbe stato il Monte Rosa, nel 2025. Ma il Bianco era per lui l’obiettivo più temuto, come aveva confidato in un’intervista al nostro giornale lo scorso 13 aprile: "Uno scoglio duro che non sono sicuro di riuscire a superare". Con il gigante che domina Courmayeur Raule aveva infatti un conto in sospeso dal 2011, che lo teneva sulle spine. All’epoca, un tentativo di salita con il fratello e un terzo compagno, per la stessa via, aveva rischiato di finire in tragedia: in fase di ascesa, il terzo di cordata era caduto in un crepaccio. L’ingegnere e suo fratello erano riusciti a trattenerlo e riportarlo alla luce senza alcun danno, ma il segnale della montagna era stato chiaro e il trio aveva deciso di rinunciare alla vetta. Una rinuncia solo temporanea. "I grandi progetti – diceva Michele – sono quelli che ci danno entusiasmo e che ci fanno brillare gli occhi". Ma una montagna non ha di questi sentimenti.