Sabato 31 Agosto 2024
ANDREA GIANNI
Cronaca

Moussa Sangare, una vita alla deriva dopo i sogni di gloria. La sorella in lacrime: “Alla fine è arrivato a uccidere”

Dal tentativo di sfondare nella musica all’abuso di droghe. “Un soggiorno all’estero lo ha cambiato”, racconta un amico. Nell’ultimo anno denunce, segnalazioni e un codice rosso; ma non sono scattate misure cautelari

La sorella, a destra, e la madre dell’italo maliano Moussa Sangare, accusato di aver ucciso Sharon Verzeni a Terno d’Isola

La madre e la sorella minore di Moussa Sangare (a destra)

Suisio (Bergamo) – “Alla fine è arrivato a uccidere". La sorella minore di Moussa Sangare, Awa, è scoppiata in lacrime dopo il fermo del 31enne che ha confessato di aver ammazzato Sharon Verzeni un mese fa. Studentessa di Ingegneria all'Università di Bergamo, 24 anni, Awa ha trascorso la giornata fuori casa, probabilmente ospite da amici, per evitare telecamere e giornalisti.

Lei e la madre abitano al secondo piano di un edificio in un cortile in via San Giuliano a Suisio, a circa cinque chilometri da Terno d'Isola. Al piano terra, invece, viveva Moussa Sangare, in un appartamento che aveva occupato abusivamente. Una casa lasciata nel degrado, dove i carabinieri hanno anche trovato quella sagoma con fattezze umane che avrebbe usato per esercitarsi con i coltelli. "Era solo un gioco", ha detto lui. Da anni i rapporti fra Sangare e gli altri familiari erano difficili. Problemi, legati anche all'abuso di droghe, che a un certo punto hanno reso la convivenza impossibile.

“C’erano state tre denunce da luglio 2013 – spiega Stefano Comi, legale di madre e sorella – ho parlato con l’assistente sociale a maggio, il sindaco e il medico di base sapevano di questa situazione". Moussa era stato segnalato ai servizi sociali del Comune di Suisio, non era un ‘invisibile’. Lo avevano fatto sia la sorella sia i vicini di casa per i comportamenti irascibili del ragazzo e i problemi che creava nella palazzina. La prima richiesta d'intervento era stata fatta nel luglio 2023 quando Sangare aveva dato fuoco alla cucina dell'appartamento in cui abitava all'epoca insieme alla madre e alla sorella. Il sindaco aveva firmato un'ordinanza di inagibilità dell'immobile al secondo piano. Nei mesi successivi la sorella aveva provato anche a sollecitare un intervento di tipo sanitario, che sarebbe caduto nel vuoto.

Parallelamente Sangare era stato denunciato alla Procura in tre diverse occasioni, l'ultima nel maggio 2024 per l'ipotesi di maltrattamenti in famiglia. Era stato attivato il codice rosso dal pm di Bergamo, ma non erano state adottate misure cautelari perché Sangare non aveva più rapporti con la madre e la sorella, si limitava a vivere sotto di loro. Un uomo dalla vita che si divide in due fasi. In passato, riferiscono in paese, Sangare aveva frequentato l’oratorio, sognava di sfondare nel mondo della musica e di partecipare a X Factor, grazie al suo talento. "Dopo un periodo a Londra e negli Stati Uniti era cambiato – spiega un amico –, non era più lui". Durante quel soggiorno all’estero avrebbe iniziato ad assumere Lsd, e con le droghe non ha più smesso. Non ha mai avuto un lavoro fisso, trascorreva le giornate in casa o vagabondando tra i paesi della zona, spostandosi in bicicletta o con il monopattino elettrico.

C’erano stati negli ultimi mesi, in particolare, i segnali di un’esistenza che stava andando alla deriva. "Di notte lo incrociavo mentre dormiva sulle scale o davanti a casa – racconta una vicina, Clotilda Bejtaj –, era strafatto e ci sbraitava contro con parole incomprensibili. Lo sentivo urlare contro sua madre, avevo paura per mio figlio. Ho segnalato più volte la situazione a Comune e carabinieri, ma nessuno ha fatto nulla. Ero convinta che prima o poi avrebbe fatto del male a qualcuno, e alla fine ha ucciso quella donna".