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Kevin Ferrari
Reggio Emilia, 16 gennaio 2015 - Amava le emozioni forti, il brivido e il ritmo. Lo aveva scritto lui stesso: «Mi piacciono lo snowboard, lo skate, il rap e il rock». Ma anche «i tortellini della mamma». E non mancava di contribuire alle iniziative benefiche dell’associazione sportiva di motocross freestyle DaBoot - la realtà più importante in Italia per questa disciplina, a cui era iscritto da quattro anni - come la mototerapia per i disabili o gli eventi per i piloti colpiti da gravi infortuni. Kevin Ferrari, 24 anni, nato il 30 novembre 1990, abitava da due anni con la sua famiglia in città, in via Rabbeno, nel quartiere della Canalina, dopo aver vissuto a Campogalliano, in provincia di Modena. Da qualche anno Ferrari, dopo il diploma e il lavoro come idraulico, si dedicava a tempo pieno al motocross freestyle. Era uno dei giovani più talentuosi e promettenti della sua specialità: aveva rappresentato l’Italia al Freestyle delle Nazioni di Schalke con Massimo Bianconcini, il pilastro azzurro della disciplina e suo mentore, e con Leo Fini. Era anche un volto di Mediaset: conduceva la rubrica «Born to jump» per «Born to ride», in onda su Italia 2.
Entrambi i genitori sono molto conosciuti. Il padre Marcello è stato per 27 anni, fino al 2012, casaro della latteria di Campogalliano. «Mi ha chiamato alle 3 di notte - racconta l’attuale responsabile della latteria, Angelo Besutti -. ‘Mio figlio è morto’, mi ha detto sconvolto. ‘Non vengo a lavorare’. Poi è partito per Montecarlo. L’ho sentito anche in giornata: è distrutto».
La madre Ines Panciroli lavora invece nell’omonimo forno di famiglia, con una lunga tradizione, a ridosso di piazzale Fiume, mentre un altro negozio è a Rivalta. Kevin lascia anche tre fratelli: Efrem, di 27 anni, Laura, di 26 ed Ethan di 20. «Purtroppo Kevin è morto sul colpo», dice la zia Nella, sorella della madre.
IL GIOVANE aveva iniziato con il motocross tradizionale nel 2003: era iscritto allo Sport motoclub Uisp Carpi. Poi si era avvicinato alla disciplina acrobatica. Fino a trasformarla in un’attività a tempo pieno. «Ieri sera (mercoledì, ndr) è venuto verso le 22 da me il fratello Efrem: ancora non sapeva nulla - racconta il responsabile Giancarlo Tondelli -. Kevin era un ragazzo tranquillo, con la testa a posto: non certo lo spericolato che molti potrebbero immaginarsi».
Spesso si allenava a Castellarano: «Non era certo uno scalmanato. L’ho visto l’ultima volta il 27 dicembre - racconta il responsabile del Motoclub Claudio Simonini -. Abbiamo girato insieme in moto e poi fatto un brindisi per le feste, tutti insieme».
Pochi giorni prima della tragedia Kevin aveva postato sulla sua pagina facebook foto e messaggi: «Sulla strada per Monaco: Montecarlo stiamo arrivando!». Martedì alle 13.05 la foto della sua moto e il commento “Montecarlo style”. Poi i messaggi di Kevin da Montecarlo si sono interrotti. Sono cominciati, invece, quelli di cordoglio. È la prima volta che unitaliano di questa disciplina se ne va.