Firenze, 13 gennaio 2025 – Un caso tutt’altro che chiuso. Dopo cinquant’anni dal primo omicidio del Mostro di Firenze (57 se si prende in considerazione quello del 1968) la vicenda potrebbe riaprirsi, in particolare potrebbe essere rivista la posizione dei “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti. E’ quello che chiedono gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo.
E' stata infatti depositata un'istanza di revisione alla Corte di appello di Genova per chiedere di annullare la sentenza di condanna nei confronti dei “compagni di merende” in merito agli ultimi quattro duplici omicidi del Mostro di Firenze.
Istanza, alla quale hanno collaborato i consulenti Francesco Cappelletti, il professor Stefano Vanini e la dottoressa Fabiola Giusti, che prende forma sulla base di testimonianze inedite e dello studio scientifico entomologico che dimostrerebbe che l'omicidio degli Scopeti è avvenuto due giorni prima.
Si tratta dell'ultimo duplice omicidio, quello fino ad oggi datato l'8 settembre 1985, nel quale furono assassinati Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot. La coppia francese venne uccisa in località Scopeti, in campagna, accampati in una tenda vicino al loro golf. Gli studi condotti sui corpi delle due vittime, sulla tenda e l'ambiente circostante, apportano novità rilevanti. Da qui, ma non solo da qui, la richiesta di revisione che gli avvocati hanno illustrato durante una conferenza stampa ospitata nella sede de La Nazione, alla quale è presente anche il nipote di Mario Vanni , Paolo.
“Il nostro giornale ha sempre seguito questa vicenda e continua a farlo ancora oggi, senza mai sposare alcuna tesi delle tante che si sono alternate in questi cinquant'anni” ha affermato Erika Pontini, a capo della redazione fiorentina.
"E' una sfida difficile, ma noi ci affidiamo al diritto" ha esordito l'avvocato Biscotti. La sfida è la revisione di una condanna, legata tra l'altro a uno dei casi più eclatanti della storia del nostro Paese. I cosiddetti “compagni di merende” sono stati condannati per quattro dei duplici omicidi attribuiti al Mostro: Lotti a 26 anni, Vanni al carcere a vita. E la battaglia degli avvocati è quella di dimostrare, in particolare, l'innocenza di quest’ultimo.
Nuove prove e analisi scientifiche
“Ci sono quattro, cinque elementi di prova nuovi che abbiamo messo in evidenza e di cui però non possiamo dire tanto – aggiunge l'avvocato Mazzeo – oltre agli studi scientifici fatti ultimamente. Le larve trovate all'interno della tenda e sui corpi, appurato che l'aumento della temperatura all'interno della tenda fosse solo di 1 grado, ci permettono di retrodatare la morte delle due vittime”. Due giorni prima, per l'esattezza, la notte tra il venerdì e il sabato e non quella tra la domenica e il lunedì come creduto fino ad oggi.
Risultati che all'epoca dei fatti non sarebbero stati possibili per via della mancanza di strumenti moderni e soprattutto per l’assenza dell’entomologia forense.
"Lotti, inoltre, non era presente su due scene del crimine (quali non lo dico per rispetto dei giudici). Ci sono testimonianze che potrebbero confermare questa circostanza - ancora Mazzeo - E poi, il riconoscimento fatto da un signore in un bar di Scopeti che crede di aver riconosciuto Nadine Mauriot dopo aver visto la foto della donna, pubblicata su La Nazione il 10 settembre 1985. Peccato che quella foto si riferisca a una Nadine Mauriot giovanissima, con i capelli corti. Ci siamo fatti mandare dalla Francia, da un amico della donna, le foto di Nadine a 36 anni e in quella era evidentemente diversa”.
“Noi abbiamo il massimo rispetto di chi si è occupato di questa vicenda. Ma siamo avvocati e dobbiamo far valere il diritto di giustizia, che chiedono i familiari di Vanni – prosegue Biscotti –. Oggi il nostro compito è dare dignità alle vittime e a chi, innocente, è stato condannato all'ergastolo”.
Gli esperti
“Noi non sappiamo quali fossero le specie di insetti che erano sul corpo perché all'epoca non furono raccolte. Difficile anche capirne le dimensioni – specifica il professore Stefano Vanini – Dalle fotografie si arriva a definire almeno la famiglia e a restringere il campo. Gli esemplari raccolti appartengano al terzo stadio di sviluppo, questo possiamo dirlo. Questo retrocede le due morti”.
Per risalire alla possibile temperatura dei due corpi, è stato ricreata la scena sui luoghi del delitto, con tanto di tenda ovviamente, con la consulenza della dottoressa Fabiola Giusti . “L'elemento morte che ci viene detto nella sentenza di condanna del signor Vanni, non è corretto – chiosa l'entomologa – va retrodatato. Le mosche non volano di notte, quindi la colonizzazione è avvenuta la mattina dopo. Questa è una certezza scientifica, naturalistica, senza ombra di dubbio. Se il delitto fosse accaduto, come ci dice la sentenza, la notte tra la domenica e lunedì, allora sui corpi delle vittime ci sarebbero state soltanto uova”.
In merito alla tenda, “l'abbiamo messa come lo era all'epoca, sulla base delle foto. Quando è all'ombra, di giorno, raggiunge al massimo un grado in più, se al sole, invece, aumenta di tre gradi. Se lo spalmiamo nell'arco temporale, l'aumento è di un grado quindi è irrilevante rispetto alla formazione delle larve e i due corpi presentavano lo stesso stadio larvale”.
In questa richiesta di revisione c'è anche “lo zampino” del consulente Francesco Cappelletti, che da 16 anni si occupa delle vicende del Mostro: “Una vicenda tristemente tragica – commenta – ora mi auguro che siano prese in considerazione queste novità. Dopo tanti anni dobbiamo ancora giustizia alle vittime, che non sono solo le persone assassinate, ma anche chi è stato coinvolto ingiustamente in tutta questa storia”.
Il nipote di Mario Vanni: “Mio zio innocente”
Tra queste ci sono anche i familiari delle persone coinvolte, come Paolo Vanni , nipote di Mario, che è fermamente convinto che lo zio sia esterno a tutta questa storia: “Mio zio era una persona tranquilla, pacata. Non poteva essere il Mostro – spiega Vanni – Era un tipo passivo, per nulla aggressivo. Non ha fatto niente, non avrebbe fatto male a una mosca. Lo chiamavano 'torsolo' perché era un po' tardivo, ignorante. All'epoca ci sorprese il coinvolgimento di mio zio, io non conoscevo Pacciani, né Lotti. Mio zio non mi parlava mai di nessuno dei due”.
Paolo Vanni dice di aver fatto un'idea di chi poteva essere il Mostro. “Viveva un po' più in là, forse è ancora vivo. Mio zio lo conosceva”.