Mercoledì 17 Luglio 2024

E' morto Ermanno Olmi, regista dell'Italia contadina

Aveva 86 anni, si è spento nell'ospedale di Asiago. Autodidatta e pioniere documentarista, aveva creato un linguaggio personale e fuori da ogni schema Ermanno Olmi è morto, ecco 4 film per ricordarlo

Ermanno Olmi nel 2017 presenta il film sul Cardinal Martini: "Vedete, sono uno di voi"

Ermanno Olmi nel 2017 presenta il film sul Cardinal Martini: "Vedete, sono uno di voi"

Milano, 7 maggio 2018 - Addio a un maestro del cinema italiano: è morto Ermanno Olmi. Il regista aveva 86 anni e, come riporta il Giornale di Vicenza, si è spento la scorsa notte nell'ospedale di Asiago, dove era stato ricoverato d'urgenza venerdì sera, dopo aver combattuto per lungo tempo contro una grave malattia. Olmi lascia la moglie Loredana e i figli Elisabetta, Fabio e Andrea. I funerali di Ermanno Olmi, come desiderava in linea con una vita piena di affetti e amicizie ma riservata, si svolgeranno in forma strettamente privata.

Ermanno Olmi è morto, ecco 4 film per ricordarlo

Nato a Treviglio, nel Bergamasco, il 24 luglio 1931, Olmi è arrivato al successo nel 1977 con 'L'albero degli zoccoli', vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes. L'ultimo lavoro, nel 2014, è stato 'Torneranno i prati': un film ambientato nelle trincee sull'Altopiano di Asiago durante la Prima guerra mondiale.

Regista autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema fin da opere come 'Il tempo si è fermato', 'I recuperanti' e la 'Circostanza', sperimentatore incessante ha portato per la prima volta al cinema il dialetto come lingua ("L'albero degli zoccoli") e i grandi miti della tradizione cristiana ("Cammina cammina"). 

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I RICORDI -  "Con Ermanno Olmi perdiamo un maestro del cinema e un grande esempio di cultura e di vita. Il suo sguardo incantato ci ha raccontato e fatto capire le radici del nostro paese", twitta il premier uscente Paolo Gentiloni.

Per il ministro della Cultura Dario Franceschini "la scomparsa di Ermanno Olmi priva la cultura italiana di un gigante, uno dei grandissimi maestri del cinema italiano. Intellettuale profondo che ha indagato e esplorato i misteri dell'uomo e raccontato, con la poesia che contraddistingue le sue opere, il rapporto tra uomo e natura, la dignità del lavoro, la spiritualità". E il ricordo: "Ho avuto il regalo di un lungo e indimenticabile incontro con lui nella sua casa di Asiago e di ascoltare un fiume di intelligenza, idee, entusiasmo".

Da parte sua Maurizio Martina, reggente del Pd e conterraneo di Olmi, arriva un messaggio commosso: "Viene prima la dignità delle persone, poi c'è il mercato". Addio Maestro. E grazie dell'amicizia e dell'umanità".

VITA, CARRIERA E PREMI - Ermanno Olmi è nato a Bergamo ma la famiglia, padre ferroviere madre operaia, si trasferì a Treviglio quando lui era ancora piccolo, ed è lì che il futuro regista è di fatto cresciuto. Dopo la scuola si è trasferito a Milano per seguire i corsi di recitazione dell'Accademia di Arte Drammatica. Ma i soldi in famiglia scarseggiavano, e per mantenersi a Milano Olmi trova un lavoro presso la Edisonvolta, dove già lavorava la madre, che gli affida l'organizzazione delle attività ricreative per i dipendenti, in particolare quelle relative al servizio cinematografico, e gli viene richiesto di documentare le produzioni industriali attraverso filmati.

Olmi sfrutta l'occasione per dimostrare il suo talento con la macchina da presa: senza alcuna esperienza alle spalle, tra il 1953 e il 1961 realizza decine di documentari, tra i quali La diga sul ghiacciaio, Tre fili fino a Milano (1958) e Un metro è lungo cinque. In tutti gli oltre quaranta documentari realizzati negli otto anni di lavoro si nota l'attenzione alla condizione degli uomini che lavorano nelle strutture aziendali, un modello interpretativo della realtà che anticipa le caratteristiche peculiari delle future pellicole di Olmi.

Il vero debutto data 1959, con lungometraggio Il tempo si è fermato, storia imperniata sull'amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga e ambientato nell'isolamento e nella solitudine dell'alta montagna. Profondamente legato alle proprie origini rurali e modeste, privilegia i sentimenti delle persone "semplici", il rapporto con la natura, e spesso offre uno sguardo sulla solitudine e sulle sue conseguenze, da qui la scelta di lavorare con attori non professionisti. Due anni dopo grazie a Il posto (prodotto dalla casa di produzione 22 dicembre, fondata dallo stesso Olmi con gruppo di amici) ottiene ottime recensioni da parte della critica. Il film ruota intorno alle aspirazioni di due giovani alle prese con il loro primo impiego.

La pellicola si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia del 1961. Nel successivo film, I fidanzati (1963) si ritrovano ancora l'attenzione al quotidiano, alle cose semplici della vita, alle vicende del mondo operaio; il tutto intessuto da una vena intimista. Gira in seguito E venne un uomo (1965); un'attenta e partecipe biografia di papa Giovanni XXIII, nella quale non si lascia trascinare da scontati agiografismi. Il grande successo arriva però nel 1977, quando Olmi realizza quello che molti considerano il suo capolavoro assoluto, L'albero degli zoccoli (1978), che si aggiudica la Palma d'oro al Festival di Cannes e il Premio César per il miglior film straniero. Il film getta uno sguardo poetico, ma allo stesso tempo realistico, privo di sentimentalismi, al mondo contadino, l'ambiente nel quale Olmi è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato.

Nel 1982 a Bassano del Grappa fonda la scuola di cinema Ipotesi Cinema. Sempre nel 1982 dirige Camminacammina, allegoria sulla favola dei Re Magi. Torna a girare documentari per la Rai, oltre ad alcuni spot televisivi.

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Dopo una dura lotta contro una grave malattia - la sindrome di Guillain-Barré - nel 1987 Olmi torna a dirigere con il claustrofobico Lunga vita alla signora!, premiato al Festival di Venezia con il Leone d'Argento. L'anno seguente si aggiudica, invece, il Leone d'Oro grazie a La leggenda del santo bevitore, basata sull'omonimo racconto scritto da Joseph Roth adattato da Tullio Kezich e dal regista stesso. E' un film destinato al mercato internazionale, girato in inglese a Parigi e interpretato dall'olandese Rutger Hauer. Oltre al premio della rassegna lagunare, il film vince quattro David di Donatello. Nel 1993, dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati realizza Il segreto del bosco vecchio con Paolo Villaggio, scelta che contraddice la predilezione di Olmi per attori non professionisti.

Nel 1994 dirige un episodio del vasto progetto internazionale Le storie della Bibbia, Genesi: la creazione e il diluvio. Nel 2001 dirige Il mestiere delle armi, film storico in costume presentato con successo al Festival di Cannes 2001 e acclamato a livello internazionale. Il film si aggiudica 9 David di Donatello 2002: "miglior film", "miglior regista", "migliore sceneggiatura", "miglior produttore", "miglior fotografia", "miglior montaggio", "miglior musica", "migliori costumi" e "migliore scenografia". Nel 2003 approda in Cina per raccontare epiche vicende di pirati e di arrembaggi in Cantando dietro i paraventi, che vede Bud Spencer come unico attore occidentale, insieme a Camillo Grassi, in un cast interamente orientale. Nel 2005 collabora con altri due grandi registi, Abbas Kiarostami e Ken Loach, nel film Tickets. Nel 2007 esce Centochiodi, che Olmi annuncia come il suo ultimo film di finzione, avendo deciso d'ora in poi di tornare a dirigere solo documentari. Nel 2008 riceve il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.