Roma, 4 maggio 2020 - Decessi più che raddoppiati al Nord, nelle zone 'calde' dell'epidemia, con un incremento che sfiora il +50% se si considera tutto il Paese. Va delineandosi il quadro dei morti per Coronavirus in Italia nei mesi critici dell'epidemia. I dati Istat forniti oggi fotografano in maniera decisamente più attendibile quella che è stata l'emergenza da cui, forse, siamo appena usciti. Il rapporto, redatto insieme all'Istituto Superiore di Sanità, fa riferimento ora a un campione di 6.866 comuni (su 7.904 complessivi, l'87%). E dice che a marzo 2020 i morti a livello medio nazionale sono stati il 49,4% in più rispetto al quadrimestre 2015-2019. Un dato complessivo, che tiene conto di tutti i decessi, non solo quelli da Covid-19. Una rilevazione non omogenea che rispecchia l'andamento del Coronavirus, per cui dovremmo parlare di "3 Italie" in base alla diffusione del morbo. Che abbia colpito più al Nord che al Sud non è certo una novità. Ma alcuni picchi impressionanti. A Bergamo, per esempio, i morti sono cresciuti del 568% rispetto al quadriennio 2015-2019.
Italia
Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza Integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi nel nostro Paese passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946 nel 2020. L'eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). A causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese i dati riferiti a livello medio nazionale "appiattiscono" la dimensione dell'impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale. Da sottolineare, infatti, che la grande maggioranza dei decessi si registra nelle province definite a diffusione alta (89%), laddove è dell'8% nelle aree a diffusione media e del 3% in quelle a diffusione bassa. Il 32% dei decessi totali ha coinvolto il genere femminile, questa proporzione resta invariata all'interno della classe definita a diffusione alta mentre e' leggermente piu' elevata nelle altre due classi (34% per diffusione media, 35% per quella bassa).
Dove ha colpito il Covid-19
Il coronavirus ha colpito, e ucciso, in particolare in 38 province, 37 del Nord più Pesaro-Urbino. l 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020, si legge nel report, si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia (3.271 comuni).
Nell'insieme di queste province i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156). All'interno di questo raggruppamento le province più colpite dall'epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020 rispetto al marzo 2015-2019 a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).
A Roma meno morti degli altri anni
In diverse aree d'Italia, quelle meno colpite dal virus (in larga prevalenza al Centrosud) nel marzo 2020 si registrano addirittura meno morti rispetto alla media degli anni scorsi: nel complesso nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% alla media del quinquennio precedente. A spiccare è il dato di Roma, che a marzo fa segnare un -9,4% rispetto alla mortalità media degli ultimi 5 anni: 3.757 morti quest'anno, 4.121 in media. Giu' anche Napoli, che registra un -0,9% di mortalità.
Morti "non ufficiali"
Oltre ai decessi attribuiti ufficialmente al coronavirus, nel periodo 20 febbraio-31 marzo si osservano altre 11.600 morti che potrebbero essere correlabili al virus, sia direttamente che indirettamente (come le morti causate "dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette").
Mortalità e contagi
Più contagi tra le donne, ma mortalità nettamente più elevata tra gli uomini. Il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile. L'età mediana è di 62 anni (range 0-100). Nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile. Nella fascia di età >90 anni, il numero di soggetti di sesso femminile è più del triplo rispetto a quello di soggetti di sesso maschile probabilmente dovuto alla netta prevalenza di donne in questa fascia di età. La letalità è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbidità (una tra: patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche).