
Sabrina Minardi nel 1979, quando sposò il calciatore Bruno Giordano
È morta Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano e compagna del boss della Banda della Magliana, Renatino De Pedis. Fu anche una delle figure più discusse delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi avvenuta nel 1983. Un mistero, quello della ragazza di Città del Vaticano, che non fu mai risolto. Minardi è morta venerdì a 65 anni in provincia di Bologna, nella comunità in cui era ricoverata.
A dare la notizia sui social è stata la giornalista Raffaella Notariale, che assieme alla donna aveva pubblicato un libro sul caso Orlandi. Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che scrisse la prefazione del libro, ha ripubblicato il post. La prima inchiesta su Emanuela Orlandi era stata chiusa nel 1997, ma a giugno del 2008 proprio le dichiarazioni di Minardi avevano riportato alla ribalta il presunto ruolo della più famosa organizzazione criminale della Roma degli anni ‘70 e ‘80. Fu lei la prima a fornire una ricostruzione degli eventi successivi alla scomparsa di Emanuela. L’ex amante del boss, che sulle cronache divenne subito ‘la supertestimone’, aveva raccontato di aver visto Emanuela nella zona del laghetto dell’Eur poche ore dopo la sparizione. La 15enne sarebbe stata in seguito consegnata a un sacerdote. È sempre della donna il racconto secondo cui il cadavere di Orlandi sarebbe stato gettato in una betoniera, a Torvajanica, nel novembre del 1983. Dichiarazioni che non avevano convinto gli inquirenti romani, anche perché sostanzialmente prive di riscontri, tanto da non essere ritenute attendibili.
"A me dispiace umanamente e professionalmente – scrive Notariale – . Non uno, ma mille gli spunti che ha offerto e che i più non hanno voluto cogliere. Non ultima la Commissione d’inchiesta sul caso Orlandi". La stessa commissione aveva ascoltato monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare a Roma dove il boss De Pedis era stato sepolto. Secondo il sacerdote, Minardi era "un’imbrogliona". Nel 2010 Minardi era stata arrestata per un cumulo di cinque condanne passate in giudicato per reati, non legati al caso Orlandi: trascorse sei mesi in comunità di recupero.