L’udienza di convalida del fermo è fissata per oggi a Bologna. La procura dei minori chiederà la conferma della misura cautelare. Il 15enne di Piacenza sospettato dell’omicidio volontario della fidanzatina 13enne Aurora (precipitata venerdì scorso dal balcone condominiale con un volo di otto metri) sarà prelevato dall’istituto minorile nel quale si trova da lunedì e sarà sentito dal gip dei minori. Quale atteggiamento terrà? Dal comportamento in udienza, si capirà meglio come potrà svilupparsi l’inchiesta. Subito indagato, rimesso per 48 ore a piede libero, e poi recluso contemporaneamente all’avvio dell’esame autoptico (ma prima ancora dei risultati), il giovane è la figura centrale di questo caso apparentemente scontato quanto processualmente complicato.
Da una parte lui, ragazzo ossessivo e geloso, addirittura fisicamente violento come emerge dalle immagini già nelle mani degli inquirenti; dall’altra lei, ragazzina brillante, innamorata della vita, amata da molti ma anche invidiata (come detto dalla sorella maggiore Viktoria) proprio per le sue evidenti qualità. Anche lui probabilmente la invidiava. Ne subiva l’esuberanza e l’indipendenza. Sino al punto da insultarla, strattornarla e maltrattarla in più di un’occasione e persino in pubblico. L’ultima il 4 ottobre alla fermata del bus. Un’altra ragazzina punta discretamente lo smartphone e scatta foto preziose. Poi si avvicina ad Aurora (che non conosce) per dirle "Ciao come stai" e tanto basta per far cessare il pericolo. Dopo la tragedia di venerdì, ecco il presentimento che quella ragazza maltrattata potesse essere Aurora: così contatta mamma e sorella della vittima, mostra le foto, e, una volta effettuato il riconoscimento, consegna ai carabinieri l’elemento che convince la procura ad emettere il fermo. Anche perché nessuno ritiene credibile il suicidio. Neppure la caduta accidentale, magari al termine di un litigio, riscuote grande considerazione.
Restano ancora aperte troppe domande. Perché Aurora si ritrova tutta sola nel terrazzo condominiale con l’ex fidanzato dai modi ossessivi e violenti? È un sottovalutato "ultimo" appuntamento? O cade nella trappola finale di un rapporto burrascoso che lei ritiene esaurito e lui no? Come ampiamente immaginabile, le prime risultanze dell’esame autoptico avviato lunedì pomeriggio a Pavia dal professor Giovanni Cecchetto, alla presenza dei periti di parte, non consegnano elementi decisivi: il grosso trauma cranico riportato da Aurora è compatibile con una caduta da altezze elevate; che sia anche compatibile con traumi precedenti è un’ipotesi che è giusto esplorare ma ancora senza esiti. Una copiosa presenza di sangue sul capo sarà valutata separatamente. Ieri, finalmente, la Tac e l’autopsia vera e propria, in attesa dei risultati degli esami istologici e di ricerca genetica dai quali gli inquirenti sperano di ottenere segni di colluttazione o il dna del ragazzo.
La procura deve provare una solida alternativa a quella offerta dall’indagato: "Io non c’entro, lei è caduta da sola". E in assenza di una confessione, o di una collaborazione sincera, c’è bisogno di riscontri inappuntabili: più evidenti dei "gravi indizi" documentali prontamente utilizzati dalla procura per motivare il fermo al vaglio del gip. Di sicuro nessuno, ma proprio nessuno, a Piacenza sembra credere alla versione dell’indagato: un 15enne talmente fuori dalle righe da "passeggiare tranquillamente in centro, con fare scherzoso e divertito", secondo l’avvocato Lorenza Dordoni, legale della famiglia di Aurora, che cita una testimone oculare. Altro che "a casa sotto choc" senza parlare "con nessuno". "L’indagato e il suo avvocato hanno il diritto di mentire – continua Dordoni –. Ma chiederò l’interrogatorio del 15enne appena gli atti verranno depositati in procura". La mamma di Aurora, che "da venerdì ha dormito otto ore", si dice sollevata dal fermo. "Ha pianto – racconta la legale – e i sospetti che aveva li considera una conferma".