Bari, 12 novembre 2018 - Un focolatio di morbillo originato da una bambina figlia di genitori No-vax e dalla tardiva applicazione dei protocolli che impongono di ‘sigillare’ i contagiati. È colpa di quest’incrocio pericoloso se, all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII e al Policlinico di Bari, si contano finora otto infettati: un contagio che non accenna a scrivere la parola fine, visto che in queste ore una nona persona si è presentata al Policlinico manifestando i sintomi.
Una situazione che innesca nuove e infuocate polemiche sui soggetti non immunizzati, indicati come ‘untori’ virali (c’è addirittura un deputato che ne chiede l’arresto), e sull’allentamento delle pratiche vaccinali in Italia, stigmatizzato recentemente anche dall’Organizzazione mondiale della sanità.
La vicenda spinge il ministro della Salute, Giulia Grillo, ad annunciare «un nuovo piano per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita che già esisteva, ma che non era più aggiornato dal 2011». Nel caso di Bari, l’incubazione del morbo inizia a metà ottobre quando una bimba di 10 anni, non vaccinata perché figlia di No-vax, viene ricoverata per sospetto morbillo nel reparto Infettivi del ‘Giovanni XXIII’.
In questi casi deve subito scattare la notifica immediata ai servizi di igiene pubblica e l’isolamento stretto di madre e bambina. Cosa che non sembra sia avvenuta: è in corso una verifica. Invece in tempi fulminei, il morbillo contagia la sorella minore della bimba di 10 anni, ovviamente anche lei non vaccinata, e un piccolo di 11 mesi, ricoverato nello stesso reparto per una otite, non ancora vaccinato perché la prima dose del Mpr (il trivalente per morbillo, parotite e rosolia) viene somministrata verso il 12-15esimo mese di vita.
Subito dopo il «caso indice» (viene chiamato così il primo contagiato da cui tutto è partito) la catena si allunga con altri tre ragazzi (due già dimessi) perché il morbillo è oltremodo contagioso. Si ammalano anche tre adulti, ricoverati al Policlinico di Piazza Giulio Cesare. Una è una donna che era stata nelle corsie del pediatrico Giovanni XXIII, l’altro è addirittura un addetto alla sorveglianza del reparto.
Un'altra donna, terza possibile contagiata, invece, è arrivata con le avvisaglie del morbillo. È la madre di due gemelline che aveva accompagnato al Giovanni XXIII per altre ragioni. Per i primi due c’è già la sicurezza che si tratti di morbillo, per la mamma delle gemelline si attendono le analisi affidate dal laboratorio di epidemiologia. «Dopo gli otto casi di morbillo chiediamo ispezioni a Bari sia sanitarie che amministrative, così come un’indagine a tappeto nel resto del Paese per capire come viene attuata la legge dopo la circolare Grillo», dice l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Cerca di raffreddare gli animi Cinzia Germinario, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico della Puglia. «La situazione non è preoccupante – dice – ma queste cose non dovrebbero accadere. I No-vax devono capire che portano malattie anche in ospedale a chi non ha coperture vaccinali e quindi non si ferma la catena di contagio». A Bari c’è ora un clima di attesa. Il periodo di incubazione è di circa 10 giorni: inizia all’entrata del virus nell’organismo e finisce con l’insorgenza della febbre. Negli ospedali si resta con il fiato sospeso.